In tutti contratti possono esserci delle clausole vessatorie le quali, a detta del legislatore, indeboliscono la posizione del consumatore. Il Codice civile e il Codice del consumo fanno il possibile per limitarne la morsa, ma occorre sapere come riconoscerle e quali diritti esercitare per difendersi.
Non sono sempre legittime e legali e, soprattutto, non possono essere orali. Ciò significa che devono essere scritte e, considerando che oggi molti contratti vengono stipulati online o in ogni caso a distanza, viene meno quella fase di negoziazione che in passato venditore e acquirente facevano di persona. In un primo momento il cliente mostra il proprio interesse e soltanto diversi giorni dopo riceve il contratto il quale, nella migliore delle ipotesi, viene letto in modo sommario.
Cosa sono le clausole vessatorie
Le clausole vessatorie sono tutte quelle clausole che tendono a esporre il cliente a maggiori responsabilità contrattuali rispetto a quelle a cui viene esposto il venditore. Due esempi ricorrenti sono quello secondo cui, in caso di rescissione di un contratto il cliente deve pagare una penale mentre il fornitore no oppure, in altri casi, al cliente vengono limitati i diritti di contestazione del contratto stesso.
Se ne trovano in diversi ambiti, a partire dai contratti per forniture di energie fino a quelli per la telefonia, passando dai biglietti per lo stadio e, più in generale, l’acquisto di beni fungibili.
L’articolo 1341 del Codice civile disciplina stabilisce che devono essere scritte tutte quelle clausole che:
- limitano le responsabilità di chi ha preparato il contratto,
- gli danno ampio diritto di rescinderlo o di sospendere la prestazione,
- impongono all’acquirente limiti contrattuali con terzi,
- limitano la possibilità del cliente di adire le autorità giudiziarie.
Anche la Cassazione, con sentenza 11594/2010, ha ribadito che le clausole vessatorie siano scritte nel contratto ma, anche questa eventualità, non basta a renderle valide.
Il Codice civile individua nell’acquirente la parte debole che merita maggiore protezione, e altrettanto fa il Codice del consumo il quale, all’articolo 36, introduce ulteriori misure in suo favore.
Le clausole vessatorie per il Codice del consumo
Il Codice civile stabilisce norme generali mentre il Codice del consumo, scritto successivamente, entra nel dettaglio e riconosce diverse tipologie di clausole vessatorie:
- quelle che limitano i diritti del cliente a fronte di inadempimenti del venditore,
- quelle che escludono il diritto dell’acquirente di compensare un debito con il venditore,
- quelle che limitano le responsabilità del venditore in caso di danni alle cose o alle persone,
- quelle che autorizzano il venditore a recedere dal contratto senza giusta causa e senza un ragionevole preavviso.
L’articolo 34 del Codice del consumo circoscrive la vessatorietà di una clausola in base alla natura del bene o del servizio all’origine del contratto, delle circostanze esistenti e delle altre clausole del contratto stesso. Concetto in realtà fumoso che soltanto un giudice può dirimere a seconda dei singoli casi, tenendo conto anche del fatto che eventuali clausole decise da entrambe le parti durante la fase pre-contrattuale non possono essere intese come vessatorie.
L’articolo 35 del medesimo libro sancisce che, allorquando una clausola non è scritta in modo chiaro e facilmente comprensibile, il giudice la interpreta nel modo più favorevole all’acquirente.
Come difendersi dalle clusole non accettabili
Le clausole vessatorie sono o inefficaci o nulle, non per questo però mettono in discussione il contratto. Questo significa che il contratto continua ad avere valenza e valore, con l’eccezione di quelle clausole che non sono accettabili.
Soltanto un giudice può stabilire la vessatorietà di una clausola, occorre quindi
adire un tribunale per avere soddisfazione.La migliore difesa, per quanto possa essere noioso e prolisso, è leggere il contratto e rivolgersi a uno specialista affinché spieghi ciò che appare poco chiaro.
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