
L'esecutivo è impegnato a trovare una soluzione per aumentare gli importi nelle buste paga. L'occasione sarà quella dei rinnovi di contratto, occasione per assestare una piccola spinta. Dal momento che il 99% dei lavori italiani si trova sotto la tutela del contratto collettivo nazionale, il governo ha deciso di procedere con una legge delega (già approvata) che permetterà di intervenire rafforzando la contrattazione collettiva. In questo modo, dunque, il governo potrà procedere con il riconoscimento di alcuni aumenti di stipendio necessari per incrementare il potere d'acquisto.
Una delle soluzioni, prima che si arrivi a discutere della legge di Bilancio 2026, potrebbe essere quella di detassare tali aumenti. Agendo così sarebbe infatti possibile raggiungere un'intesa fra le parti: un accordo sulle cifre lorde più basse, con meno costi per le aziende. Ad oggi sono tanti i contratti - molti dei quali scaduti - in cui non è stato ancora raggiunto un accordo. In alcuni casi, si stanno ancora discutendo negoziazioni del lontano 2022-2024. Il discorso vale anche per alcuni contratti del settore privato.
Come procedere, dunque? Il governo sta pensando a una tassazione agevolata sugli aumenti di stipendio che saranno riconosciuti nei prossimi contratti. L'idea è quella di ridurre, se non addirittura eliminare, le tasse sugli incrementi, senza però colpire troppo le aziende. Potrebbe essere la via che permetterà alle parti di trovare un accordo. La tassazione ridotta a cui sta pensando l'esecutivo potrebbe essere una flat tax al 5%, oppure uno scontro del 50% sull'imposta, ma per un periodo limitato di tempo (3 anni).
Ma non finisce qui. L'esecutivo starebbe pensando di premiare anche il fattore tempo, ossia riconoscendo dei premi per quei contratti rinnovati entro 6 mesi dalla scadenza. Ne consegue, per esempio, che un lavoratore che guadagna 100 euro lordi in più grazie alla rinnovo del contratto, si troverà con 65 euro una volta tolte le anche le tasse, e il netto potrebbe salire a 95 euro.
Allo stesso tempo il governo intende mettere a punto un meccanismo automatico di rivalutazione per tutelare quei lavoratori con
i contratti ancora da rinnovare. Se entro 24 mesi dalla scadenza del contratto non sarà firmato il nuovo, la proposta prevede che ci sarà comunque un adeguamento dello stipendio, che avverrà ogni anno nel mese di luglio.