Saldi estivi, una speranza per la ripresa dei consumi

Opportunità decisiva per imprese e consumatori dopo il nuovo calo delle vendite al dettaglio. Inflazione e crescente prudenza nelle spese sono i “nemici” da battere

Saldi estivi, una speranza per la ripresa dei consumi
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I saldi estivi rappresentano un faro di speranza per il commercio, soprattutto in un periodo di incertezze economiche. Con un’attesa di un giro d’affari di circa 3,5 miliardi di euro, l'ottimismo è palpabile tra i consumatori e le imprese. Secondo Confesercenti, "I saldi si confermano tra gli eventi promozionali più attesi. Già 6 italiani su 10 hanno pianificato un acquisto", una cifra che sottolinea come i consumatori stiano rispondendo positivamente, nonostante la prudenza nei consumi.

Con un budget medio previsto di 218 euro a persona, i saldi estivi sono visti come una soluzione concreta per i consumatori che cercano di approfittare degli sconti per compensare l’aumento dei prezzi. Le calzature si confermano come il prodotto preferito, con il 35% dei consumatori intenzionati ad acquistare, seguite da abbigliamento e accessori vari.

"I saldi restano un momento fondamentale per i consumatori e le imprese", ha commentato Benny Campobasso, presidente di Fismo Confesercenti, che ha aggiunto la necessità di correggere alcune pratiche, come i pre-saldi irregolari, per garantire un vantaggio reale ai consumatori.

"La speranza di un recupero dei consumi continua ad essere affidata ai saldi", ha anche osservato Confcommercio, sottolineando come i comparti più colpiti, come abbigliamento e calzature, possano trarre beneficio dalle promozioni estive.

Le vendite al dettaglio in calo: la difficile situazione del commercio

Nonostante l’entusiasmo per i saldi, la realtà delle vendite al dettaglio rimane preoccupante. Secondo i dati Istat di maggio, si segnala una diminuzione congiunturale delle vendite sia in valore (-0,4%) che in volume (-0,5%). In particolare, il settore alimentare ha visto un calo in volume (-1,2%), con i consumatori che si sono mostrati meno propensi ad acquistare beni non essenziali. Le vendite dei beni non alimentari sono stazionarie, ma i settori come abbigliamento e mobili continuano a soffrire.

Nel trimestre marzo-maggio 2025, le vendite al dettaglio hanno registrato un calo congiunturale sia in valore (-0,1%) che in volume (-0,5%). Federdistribuzione ha sottolineato come il commercio sia segnato da una propensione al risparmio crescente tra gli italiani e da una continua incertezza, accentuata dalle tensioni geopolitiche e dai dazi.
“Dopo un andamento delle vendite in chiaroscuro nei mesi scorsi, l'auspicio è che i prossimi saldi estivi possano dare qualche impulso positivo ai comparti merceologici in maggiore difficoltà”, osserva l’associazione delle imprese del retail moderno.

"Le difficoltà del commercio elettronico sono un segnale di rallentamento del mercato", ha aggiunto Federdistribuzione, notando come il commercio online, che negli ultimi anni aveva visto una rapida espansione, stia iniziando a mostrare segni di ridimensionamento nel 2025.

Inflazione e carrello della spesa: spiegazione del calo delle vendite

A pesare sul calo delle vendite c'è l'inflazione, che continua a erodere il potere d'acquisto delle famiglie, in particolare nel settore alimentare. A giugno 2025, l’inflazione è tornata a salire, toccando l'1,7% su base annua, spinta soprattutto dall'aumento dei prezzi dei beni alimentari, aumentati complessivamente del 3,5% rispetto all'anno precedente.

"I rincari dei prezzi nel comparto alimentare si fanno sentire in modo particolare sul carrello della spesa", ha affermato il Codacons, evidenziando come le famiglie siano costrette a ridurre la quantità di acquisti, ma spendano di più per un carrello sempre più vuoto.

L'inflazione ha infatti influito soprattutto su prodotti ad alta frequenza d'acquisto, che hanno visto aumenti più marcati (+2,1%), mentre i beni non alimentari hanno continuato a faticare, con settori come cartoleria e libri che hanno registrato un calo tendenziale delle vendite

(-3,5%).

L'aumento dei prezzi dei servizi, in particolare i trasporti, che sono aumentati del 2,9% su base annua, ha aggravato ulteriormente la situazione, riducendo ulteriormente la capacità di spesa delle famiglie italiane.

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