Caro Massimiliano Lussana, la lettera che Carlo Martelli ha indirizzato a don Grilli conferma un'opinione condivisa da un crescente numero di fedeli genovesi: a Genova solamente «Il Giornale» interpreta con chiara voce il pensiero dei fedeli che sono decisi a non transigere su quei princìpi della morale (sacralità della vita umana, natura del matrimonio, diritto alla nascita ecc.). Principi che la Chiesa cattolica dichiara non negoziabili. Le altre voci giornalistiche che si ascoltano sono certamente ispirate ma non altrettanto chiare. La risposta di don Silvio Grilli al lettore Martelli è un'involontaria conferma al giudizio sul primato della chiarezza che «Il Giornale» detiene.
Non intendo mettere in dubbio la fede di don Grilli ma la sua lingua mi sembra il prolungamento ecclesiale dell'inelegante e fumoso politichese. Mi ricorda il classico irritante esponente di sinistra che, per esprimere pensieri obliqui e principi insostenibili, inventava figure assurde quali «le convergenze parallele».
Ebbene, don Grilli, al fine di tranquillizzare un lettore allarmato dalla pluralità dei pensieri ecclesiali in libera uscita, si rifugia nella seguente acrobazia verbale: «La pastorale è un'azione non necessariamente bloccata in schemi sempre uguali
è auspicabile oltre che raccomandabile che tanto nei contenuti quanto nella forma la pastorale sia ecclesialmente unitaria, senza mortificare quei carisma degli annunciatori che la rendono talvolta accetta ai destinatari».
Sembra sia concesso che gli schemi dottrinari non siano sempre uguali - anche se è auspicabile che siano ecclesialmente unitari (per inciso: l'unità è un concetto universale, specificarlo per mezzo del brutto avverbio ecclesialmente genera dubbi e incertezze, e quasi induce a sospettare che l'unità ecclesiale sia altro dall'unità secondo il senso comune e la logica aristotelica).
*Consigliere Comunale An
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