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«Civiltà cattolica» ha sdoganato la colonna sonora della ribellione giovanile. Antonio Spadaro: «Esprime le espressioni più profonde dell’anima» Rock, la Chiesa benedice la «musica del diavolo»

Anche un ribelle, blasfemo e nichilista, può redimersi. Anche una popstar, sbandata e rabbiosa, può ritrovare se non proprio la via della fede, perlomeno la strada di una nuova ispirazione religiosa. E anche la Chiesa, prudente per esperienza e immobile per tradizione, può capitare che cambi, se non idea, almeno giudizio. Persino sulla musica rock. La cui condanna - peraltro - non è un dogma.
Con il suo sottofondo di sesso e droga, «rock» per le gerarchie ecclesiastiche ha sempre fatto rima con «shock». Sinonimo di contestazione, trasgressione, iconoclastia, satanismo... «la musica del diavolo». È dagli anni Cinquanta, quando i fondamentalisti religiosi bruciavano i dischi di Elvis Presley nelle piazze, che il cristianesimo ha lanciato la sua crociata anti-rock, condannando gruppi come gli stessi Beatles, i Queen, i Led Zeppelin piuttosto che i Mercyful Fate, i Christian Death o, passando dal vinile all’iPod, Marilyn Manson. I tempi però, così come i ritmi, sono cambiati. E mentre in Vaticano si discute se per la liturgia è meglio tornare alla musica sacra o continuare a sopportare la musica «da oratorio», tutta chitarre e Alleluja, l’intellighentia religiosa tenta il colpo di mano rivalutando - addirittura! - il rock. «Mi straccio le vesti», direbbe un vecchio parroco, uno di quelli che raccomandano che «Chi canta, prega due volte». Sì, ma dipende cosa...
Antonio Spadaro, critico letterario di Civiltà Cattolica, gesuita avvezzo alle posizioni scomode e post-modern (in passato ha riletto cristianamente l’opera di Pier Vittorio Tondelli e di Raymond Carver con incursioni poco talari nei territori del pop, dalla narrativa contemporanea alla cultura al tempo di Internet) ha dato il la: al convegno su La musica rock e i bisogni dell’anima, sabato nella sede romana di Civiltà Cattolica, ha sdoganato - è la prima volta, ufficialmente, da parte di autorevoli esponenti della Chiesa - la «musica del diavolo», aprendo persino all’hip hop e al rap: «Il rock - ha detto padre Spadaro - non è la musica di Satana ma è un genere che esprime una grande forza espressiva e che spesso ha convogliato espressioni dell’anima anche violente, ma profonde».
Quarantenne, siciliano, un insegnamento alla Pontificia Università Gregoriana e un elenco di collaborazioni che va da Avvenire a Vibrisse, padre Antonio Spadaro sulle pagine di Civiltà Cattolica ha in passato «riletto» il percorso di musicisti maledetti, popolarissimi come Bruce Springsteen e di nicchia come Nick Drake. «Il rock è un fenomeno contraddittorio, che si è fatto interprete dei sogni, delle aspirazioni e del malessere di più generazioni. È un canto di liberazione, musica di rottura. Esprime spesso lacerazione o una ribellione profonda che va letta con cura. L’energia vitale liberata dal rock può a volte ritorcersi anche su se stessa, con azioni estreme come il suicidio - ha ricordato Spadaro citando Kurt Cobain - ma di ogni artista bisogna analizzare il percorso di vita», come per esempio l’inquieto Nick Cave: un passato vissuto tra alcol e droga, la morte del suo miglior amico e la successiva conversione che traspare dai testi più recenti, ispirati anche alla Bibbia.
La contraddizione è tipica dell’artista, la coerenza no. È per questo motivo che bisogna distinguere, evitando condanne sommarie così come facili benedizioni. C’è il rock satanico che scivola nel narcisismo e c’è il rock capace di esprimere tensioni interiori profonde, verso qualcosa di radicalmente altro. «Ci sono percorsi che partono da una visione desolante, cupa e poi, cammin facendo, maturano una visione diversa, approdano a una dimensione che contempla la trascendenza, in cui Dio è presente», è l’insegnamento di padre Spadaro (il quale, è bene ricordarlo, scrive sulla rivista che ha l’imprimatur della Santa Sede). Cave, Springsteen, Waits, Drake e chissà quanti altri ancora da scoprire... Cantanti che è eccessivo etichettare come «cristiani» ma di certo «significativi per una coscienza cristiana».
Antonio Spadaro: provocatorio e troppo in anticipo sui tempi, forse. Ma anche consapevole di come si muova il «mondo giovanile»: cosa legge, cosa ascolta, cosa cerca. La musica rock non è né buona né cattiva, ci dice questo strano frate.

Può nascondere il Maligno o il Sacro e qui occorre vigilare. Ma è prima di tutto una straordinaria forma di espressione culturale. Nei confronti della quale, a lungo, la Chiesa è stata sorda. Tutto qui. Nonostante si tratti di una rivoluzione.

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