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Il clan degli argentini liquida Ibrahimovic. Ma Eto'o mette paura

Ieri forse l'ultima partita di Zlatan in nerazzurro. Il procuratore dell'africano frena: "Decidiamo noi". Zanetti: "Peccato se ne vada, ma rimane la squadra"

Il clan degli argentini liquida Ibrahimovic. Ma Eto'o mette paura

Los Angeles - Il clan degli argentini è così di suo. Di certo non sono disperati se Ibra lascia, dispiace perché è uno forte ma la vita continua, adesso c’è Milito, uno di loro, grande amico di Cambiasso, figlio anche lui di quella Argentina che qui ha fatto grandi cose. Ieri è arrivato anche capitan Zanetti prima di lasciare l’Argentina ha parlato di Ibra: «Ho sentito che sta per lasciarci ma Eto’o è ugualmente un grande campione. Peccato, però l’Inter resta». Una tumulazione. E c’è qualcun altro come Cordoba che non si strapperà i capelli. Il gruppo è granitico, l’umore è quello che è. Ci sta tutto. Quattro scudetti di fila, strafortissimi anche senza Ibra eppure sembra il contrario. Lo Zlatan ha preso il pullman che ha portato la squadra all’aeroporto di Los Angeles solo e con le mani in tasca. Testa china, più che un saluto ha fatto un cenno. Il gruppo a parole lo difende, ma ormai ne fa a meno. Solo interpretazioni sballate, a sentire Barcellona addirittura fantasie.

Quella di ieri notte con i messicani del Palo Alto è stata l'ultima di Zlatan Ibrahimovic con la maglia dell'Inter? È il nuovo confine di questa estate e non solo per Massimo Moratti, qui c'è la grande contraddizione vivente del calcio, qui c'è ancora lo svedese che tutti vorrebbero veder partire ma nessuno spera si avveri questa eventualità. Per quanto ancora? Da Barcellona segnali contrastanti, Josè Mesalles, procuratore di Eto'o, incalzato sulla vicenda ha elogiato Moratti ma ha anche confermato la volontà del suo assistito di rendere difficile la chiusura di questa trattativa: «No, non sono contrariato - ha dichiarato Mesalles -, ma se il Barcellona vuole cedere Eto'o, deve parlare con il sottoscritto, e con il calciatore. Mentre invece io non ho sentito nessuno della società, almeno non direttamente. L'Inter è un grande club, ma ripeto, al momento non so nulla». Mesalles vorrebbe farci credere che mentre mezzo mondo parla dello scambio Zlatan-Eto'o, lui vive nell'altra metà. E anche sul fronte Hleb ci sarebbe un piccolo giallo: pare che il rappresentante del giocatore bielorusso, intervistato da Cadena Cope, non sappia assolutamente nulla del possibile prestito all’Inter.

Sembrava una trattativa difficile, sta diventando la trattativa che non c'è. Nessuno sa niente di niente, nessuno vuol fare la prima mossa, è sull'errore dell'avversario che si può vincere, e qui ci sono in palio diversi milioni cash. Questione di soldi, gli agenti dei giocatori sono molto seccati, si sentono scavalcati, minacciano di far saltare tutto. Alla fine si accontenteranno di quanto riusciranno a spuntare e saranno comunque milioni. A Barcellona però sospettano che il presidente Laporta stia facendo il doppio gioco. Pare che non sia ancora del tutto tramontata la pista che porta a David Villa che gli costerebbe molto meno. Laporta potrebbe vendere Eto’o al Chelsea o al Manchester United, due grandi che ancora non hanno realizzato nulla sul mercato. Per questo ieri ha detto: «Ibra arriva, a prescindere da cosa fa Eto’o».

La controindicazione dello scambio Ibra-Eto’o è il procuratore del camerunense che minaccia di far saltare tutto se non monetizza un minimo anche lui. Ieri Mesalles è andato da Laporta per discutere della buonuscita, oggi dovrebbe volare da Moratti per parlare del nuovo contratto del suo assistito.

L'ambiente interista resta frizzante, Rui Faria, assistente tecnico di Josè Mourinho, ha dichiarato che non avere ancora una rosa definitiva su cui poter lavorare crea dei problemi e naturalmente diversi gradi di preparazione atletica nel gruppo: «Ma se il senso della domanda è capire se Eto'o, che ha saltato già la prima settimana con noi, avrà dei problemi per questo, allora rispondo che noi non sappiamo neppure se Ibra se ne andrà».

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