Clandestini, Amato pronto alla maxi sanatoria

E intanto critica gli imprenditori: «Hanno bisogno di manodopera ma nessuna voglia di fare gli sponsor»

Emanuela Fontana

da Roma

Una sfida, o una tentazione. Il ministro dell’Interno Giuliano Amato lo chiarirà prima di tutto ai suoi alleati. Ieri ha spiegato che di fronte all’«incredulità della maggioranza sulle mie proposte», di fronte a una collaborazione europea ancora in alto mare e quella degli imprenditori ancora da impostare, senza alternative, dunque, in materia d’immigrazione, «le sanatorie sono inevitabili».
L’annuncio del ministro è stato fatto a Milano, in un convegno organizzato dall’Università Bocconi, in percettibile polemica con non meglio indicati colleghi della maggioranza che non lo ascoltano, e anche con il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, di cui ieri Amato ha bocciato la proposta della dote di 2mila euro con cui un immigrato può entrare regolarmente in Italia ottenendo un permesso di «ricerca di lavoro».
La dichiarazione di Amato è sembrata una sfida, quando ha chiarito che «è evidente che se si vogliono risposte adeguate per affrontare la questione immigrazione bisogna trovare misure alternative a quelle della sanatoria che coinvolgono la responsabilità di tutti: Unione Europea, governi nazionali sia dei Paesi di arrivo che dei Paesi di provenienza, associazioni private». Ma le sue idee su una possibile sanatoria sono apparse anche convinte, quando ha chiarito: «In assenza di misure alternative, finiscono per essere inevitabili le sanatorie a cui abbiamo assistito in questi mesi in Europa. C’è una proposta che gira nei Paesi europei ed è quella di svuotare ogni tanto il sacco dell’immigrazione clandestina. In Germania se ne parla per quelli che vivono lì da dieci anni e in Italia se ne parla per quelli che ci abitano da cinque».
Il governo di centrosinistra ha già varato un decreto flussi aggiuntivo alle quote previste dal governo Berlusconi, con il via libera al permesso di soggiorno per 350mila nuovi immigrati. Amato ha tentato di spiegare quale sarebbe una sua via «alternativa», che però non ha seguito nella sua coalizione: quella di avere «una forte rete all’estero» di sostegno, «in non più di dieci Paesi». L’obbiettivo è quello di «creare lì delle liste alle quali si iscrivono coloro che vogliono venire in Italia, con le loro qualifiche e aspettative. In questo modo possiamo elasticizzare gli ingressi».
Ma al di là della collaborazione che ancora non c’è con questi Stati stranieri, «la mia proposta delle liste - ha ammesso il titolare del Viminale - nella mia maggioranza è stata accolta con quel margine di relativa incredulità che emerge quando si chiede all’apparato pubblico di fare qualche cosa».
Senza soluzioni, diventerà sempre più folto «in Europa il girone dei dannati». Perché cresce «sempre più il numero di coloro che sono stati espulsi, ma che non possiamo rimandare nei loro Paesi perché hanno masticato il loro documento di identità prima di venire in Italia».
A parte i problemi interni sulle politiche dell’immigrazione, è necessario in ogni caso un «coordinamento europeo», ha insistito il ministro, altrimenti accade che «da quando la Spagna ha difeso le sue coste il numero di marocchini sbarcati a Lampedusa ha avuto un’impennata».
Amato ha sollecitato però anche gli imprenditori: «Sento che arrivano richieste di elasticizzare il programma di ingressi. Benissimo, io elasticizzo tutto quello che è possibile - ha sottolineato - ma anche le associazioni datoriali devono fare la loro parte. Sono disposte a farmi da sponsor? Sono disposte a fornire in anticipo liste dei posti di lavoro di cui hanno bisogno e a pagare in anticipo le conseguenti spese di tipo sanitario e lavorativo per gli immigrati che avranno poi uno stipendio?». Le richieste sono «molte», ma «nessuno che voglia fare lo sponsor. Non si può delegare sempre tutto allo Stato», ha protestato.
Infine ha stroncato una delle ipotesi in materia del collega di Rifondazione, Ferrero.

Il ministro della Solidarietà aveva proposto il permesso per lo straniero che è «in cerca di lavoro», a patto che all’ingresso in Italia si presenti con 2mila euro in tasca: «Non è necessario essere ministro dell’Interno per capire - ha polemizzato Amato - che qualsiasi organizzazione criminale può dotare di dote un immigrato senza dote, togliergliela quando arriva e, soprattutto per le donne, gettarle sui marciapiedi alla mercè di tanti mascalzoni di puro sangue italiano. Considero questo un rischio enorme e l’ho fatto presente».

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