Clandestini, una tassa da 115 milioni l’anno

La magistratura contabile: conti anomali nei Cpt. Tra Brindisi e Modena c’è una differenza del 400%

Francesca Angeli

da Roma

Costano moltissimo, nessuna amministrazione li vuole sul proprio territorio e (quasi) tutto il centrosinistra vorrebbe chiuderli. Almeno per ora però in tutta Europa nessuno è stato in grado di trovare un’alternativa realistica ai Centri di permanenza temporanea dove vengono trattenuti i clandestini, gli irregolari e anche i richiedenti asilo. Intanto in Italia le spese per il contrasto dell’immigrazione clandestina e i costi dei Cpt sono esplosi. La quantificazione delle spese è impresa ardua anche per la Corte dei conti che più volte ha lamentato l’impossibilità di una valutazione puntuale delle spese e del modus operandi dei Cpt e più in generale dei costi che riguardano tutto il capitolo contrastato dell’immigrazione irregolare, esosi rimpatri compresi.
I numeri. Le cifre più recenti riguardano la spesa complessiva per il contrasto dell’immigrazione irregolare nel 2004: 115.467.000 di euro. Circa 316.000 euro al giorno: ci si poteva quasi comprare una casa a tutti gli immigrati regolari. Invece ai progetti di integrazione ed assistenza agli immigrati sono andati «soltanto» 29 milioni di euro. Nel 2003 le cose erano andate anche peggio. Il contrasto dell’immigrazione clandestina nel suo complesso era costato 164,7 milioni di euro mentre per le iniziative di integrazione ne erano stati spesi 38,6.
Analizzando le singole voci di spesa per l’immigrazione clandestina, sono i costi dei centri di permanenza sempre più affollati che stanno lievitando. È il Dipartimento di pubblica sicurezza a segnalare che soltanto nei primi 9 mesi del 2004 sono stati spesi 30 milioni e 440.753 euro. Ovvero più di quanto è stato speso in tutto il 2003: 29.648.352,7 euro. Rispetto a quel dato i centri sono stati potenziati ed hanno lavorato a pieno regime è quindi ovvio aspettarsi che le spese siano andate man mano aumentando.
I Cpt. Rispetto al dato del 2003 la Corte dei conti ha effettuato anche un’analisi più specifica delle spese che per ora non è disponibile su dati più recenti. Il dato che emerge è quello di un grande divario dei costi da centro a centro. Un divario che oltretutto non corrisponde ad una maggiore qualità del servizio prestato. È sempre la magistratura contabile a rilevare in merito ai dati del 2003 che «si passa da un costo di 26,70 euro pro capite comprensivo anche dei servizi di mensa quale praticato per la gestione del centro di Brindisi a un corrispettivo massimo di quasi 100 euro per il centro di Modena. La stessa Croce Rossa - prosegue la nota della Corte dei conti - aggiudicataria ancora della gestione di 4 centri, pratica prezzi estremamente differenziati fra loro da un massimo di 80,70 euro a Bologna esclusi i servizi di mensa a 34,66 euro al netto della attività di ristorazione per la gestione del centro di Ponte Galeria a Roma».
Insomma i Cpt costano caro e per di più sono oggetto degli attacchi di Verdi, Rifondazione e Pdci che vorrebbero vederli chiusi. Anche ieri il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha ribadito la necessità «di superare la Bossi-Fini» perchè è una legge «che non risolve i problemi dell’immigrazione».
Sanità. Un altro capitolo pesante delle spese destinate al contrasto dell’immigrazione clandestina è quello dei rimpatri. Anche qui la quantificazione delle varie voci è complessa ma il Dipartimento di pubblica sicurezza sempre per il 2003 ha calcolato una spesa di 12.765.754 euro per il costo dei voli charter e del trasporto sulle navi. In quella cifra però vanno compresi anche i costi del mantenimento dei migranti durante gli spostamenti.
Un capitolo sicuramente pesante ma che resta del tutto ignoto è quello dell’assistenza sanitaria fornita agli irregolari. Nel nostro paese infatti viene garantita l’assistenza sanitaria anche a chi è privo di permesso di soggiorno. E non si parla di cure di urgenza o di pronto soccorso alle quali è ovvio che chiunque debba accedere.

Nel nostro paese è in vigore un meccanismo per cui anche chi è privo di permesso ha diritto ad un tesserino sanitario, sigla Stp (straniero temporaneamente presente), che garantisce la stessa assistenza sanitaria cui ha diritto lo straniero regolare e anche il cittadino italiano: assistenza sanitaria di base, assistenza in gravidanza, distribuizione gratuita dei farmaci essenziali. L’utilizzo del tesserino non comporta in alcun modo la segnalazione alle autorità giudiziarie.

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