Il clandestino non si espelle: gioca a calcio

Il clandestino? Non si può espellere. Perché? Perché gioca a calcio. Ma sicuro: centravanti di sfondamento delle regole. O anche libero di infrangerle. Sicuramente non stopper, perché qui in Italia non si stoppa mai nessuno. C'è sempre una buona ragione per aprire la porta all'immigrazione. Purtroppo, però, non si tratta di una porta da stadio. Si tratta della porta di casa nostra.
Verrebbe da ridere, invece è una cosa piuttosto seria: parliamo di sentenze dei giudici di pace. Accade così: i clandestini catturati dalla Polizia vengono espulsi con decreto firmato dal Prefetto. Ma loro fanno ricorso. E il ricorso spesso viene accolto, in alcuni casi anche con percentuali sconvolgenti. A Bari, per esempio, la percentuale è del 90 per cento: cioè significa che su 10 decreti d'espulsione 9 vengono annullati dai giudici di pace. Non è roba da poco. Se n'è accorto il nostro corrispondente Bepi Castellaneta, che ha avuto la saggia idea di andare a spulciare fra le motivazioni di quelle sentenze. Vi consiglio di non perdervi il servizio, perché c'è da rimanere come Veltroni quando vede l'imitazione che gli fa Crozza: sbiancati in volto. O molto neri. Scegliete voi.
Un nigeriano, per esempio, non è stato espulso perché il decreto non era scritto in idioma Edu. Ma vi pare? L'idioma Edu? Davvero pensano che il Prefetto, per allontanare un clandestino, debba imparare l'idioma Edu? E che altro può fare? Assumere un traduttore? E dove lo trova, a Bari, un traduttore Edu-italiano-Edu? E come la mettiamo con le altre 105 lingue parlate in Nigeria? E poi che succede se un clandestino fa ricorso dicendo che lui parla solo l'aramaico antico o la lingua dei Puffi? Cambiamo la legge? Stabiliamo che i decreti d'espulsione vanno compilati a cura del temibile Gargamella?
Nonno Puffo e Puffetta, però, impallidiscono di fronte allo sciocchezzaio dei giudici. Pensate: c'è un clandestino che non può essere espulso perché lavora regolarmente come facchino al mercato ortofrutticolo: ma come può lavorare regolarmente se è clandestino? Soprattutto: come lo dimostra al giudice? Poi c'è il marocchino che improvvisamente non conosce più il francese e soprattutto ci sono i rom che arrivano dalla Romania, con passaporto romeno, ma che dichiarano di non conoscere il romeno. E come si parlano tra loro? A gesti? E come può il giudice prendere per buoni questi ricorsi la cui assurdità salta agli occhi più del décolleté della Marini?
Brutta giornata, quella di ieri, per chi sogna un'Italia più serena. Il governo accontenta la sinistra e fa retromarcia sul fronte della fermezza. Prodi si scioglie in salamelecchi diplomatici per dire che in fondo da qui non verrà cacciato proprio nessuno. E le sentenze dei giudici di pace confermano quello che avevamo sospettato fin dal primo momento: passata l'onda emotiva, l'unica sicurezza che ci resta è che ci hanno preso in giro. Le espulsioni? Una barzelletta. La linea dura? Rinnegata. I soggetti pericolosi? Che girino pure sereni per le nostre città. Non c'è problema. Non c'è problema per loro, s'intende. Per noi, si vedrà: appuntamento alle pagine di cronaca. Ma sì, dai: nei giorni scorsi hanno fatto una bella parata col vestito a festa. Hanno cacciato una manciata di rubagalline, scelti a caso e solo per accontentare fotografi e Tv. Hanno fatto un po' di propaganda a uso e consumo veltroniano. Adesso, liberi tutti. Liberi soprattutto i clandestini.

Si capisce devono giocare a football nel Japigia, formidabile squadra del quartiere di Bari. Vorrete mica espellere dei campioni così? No, per carità: il clandestino non deve smettere per nessun motivo al mondo di tirare calci al pallone. Ma perché non la smettono, almeno, di tirare calci a noi?

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