Con classe trasforma i Rem nei nipotini di Cole Porter
4 Agosto 2005 - 00:00Compilation elegante e temeraria in cui esplode il suo amore per lo stile delle vecchie big band
Cesare G. Romana
Aveva sedici anni, Paul Anka, quando espugnò le classifiche mondiali con la sua musica di solido impianto melodico ma di genuina impronta giovanile: nellaccezione meno limitativa del termine, ché erano tempi in cui densità artistica e freschezza teenageriale apparivano ancora conciliabili. Brani come Diana, You are my destiny, Crazy love, nonché la fortunatissima versione inglese di Comme dhabitude, divenuta My way e santificata da Sinatra e da Presley, denunciarono il talento del giovanissimo canadese, dimostrando come adolescenza dellanimo e maturità espressiva potessero anche coincidere. Oggi Paul Anka, sessantaquattro anni, comie il cammino inverso, riportando alcuni brani del rock e del pop, particolarmente cari ai giovani, ad una dimensione «classica» che non ne spegne la freschezza ma li trasferisce in una sorta di temperie senza tempo: quella appunto dei classici.
Basta sentire Everybody hurts, dei Rem e cioè duno dei gruppi rock più attenti alla realtà doggi e ai suoi connotati socio-politici, alle sue asprezze ed utopie: e subito il brano diventa altro da sé, rammenta nel fraseggio, nellarrangiamento jazzato, nel vellutato finale una sorta di omaggio a Sinatra, o a come Sinatra avrebbe ricreato una canzone dei Rem, se ne avesse avuto loccasione. Così come Wonderwall, degli Oasis, si muta in gioiello swing, quasi gli autori non fossero i fratelli Gallagher, ma i fratelli in ispirito Glenn Miller e Count Basie. Tutto ciò propone lapparente ossimoro di unoperazione formalmente passatista, ma di fatto spericolata: non solo per il recupero in chiave «arcaica» daggiornatissimi modelli espressivi. Ma per lattenzione che il «vecchio» Paul Anka mostra verso unepopea, quella delle antiche big band, ben estranea al suo repertorio giovanile, incline a tuttaltri regimi stilistici. Sarebbe come se Dos Passos riscrivesse Baricco con linchiostro di Cervantes, o Picasso reinventasse Schifano con i colori carnosi di Caravaggio: operazione temeraria, discutibile e tuttavia colta. Non meno che tramutare i Van Halen - Jump - o i Nirvana - Smells like teen spirit -, Billy Idol - Eyes without a face - o Michael Jackson - The way you make me feel - in ispirati nipotini di Cole Porter.