Alberto Toscano
da Parigi
La voce è circolata ieri sera a Parigi e per ora può essere presa unicamente per quello che è: unindiscrezione non verificabile. Il presidente della Repubblica Jacques Chirac - che comincia a essere personalmente messo in causa dallattuale «Watergate francese» - si appresterebbe a silurare il primo ministro Dominique de Villepin, la cui popolarità è ormai talmente bassa da mettere in difficoltà lEliseo stesso. I nomi citati per guidare il futuro governo sono quelli di due esponenti che hanno finora saputo smarcarsi con grande abilità da quella lotta tra le correnti dellUmp (Union pour un Mouvement populaire, il partito di maggioranza) che sta attualmente avvelenando latmosfera politica e istituzionale transalpina, anche a causa dei legami con i servizi segreti: il ministro degli Affari sociali Jean-Louis Borloo e il ministro dellEconomia Thierry Breton. È a loro che Chirac penserebbe di affidarsi per riportare il governo al di sopra del «limite di galleggiamento» in termini di popolarità e di fiducia del Paese.
La prossima settimana sarà forse quella delle sorprese. Quelle che potrebbero venire dal tandem Chirac-Villepin e anche quelle riguardanti il loro avversario (ma anche compagno di partito, anzi addirittura presidente dellUmp) Nicolas Sarkozy. I francesi sono convintissimi di una cosa: che lo scandalo delle false rivelazioni sui presunti conti di Sarkozy e di altri uomini politici in una banca lussemburghese (appunto la banca Clearstream) sia stato congegnato due anni fa dai collaboratori di Villepin (allora ministro degli Esteri) e sia stato incoraggiato da questultimo con la probabile compiacenza dellEliseo.
La cosa certa della prossima settimana è lesame - martedì allAssemblea nazionale - della mozione di sfiducia al governo, presentata dallopposizione socialista. È possibile che laltro partito del centrodestra - lUdf, Union pour la Démocratie française, che non appoggia il governo Villepin - si spinga fino a votare quella mozione, circostanza che metterebbe la coppia Chirac-Villepin in grave imbarazzo.
A ciò va aggiunta lipotesi che i due magistrati che indagano sull«Affaire Clearstream» per «calunnia» e «falsa denuncia», i giudici parigini Jean-Marie dHuy e Henri Pons, decidano di convocare il primo ministro Villepin, la cui posizione verrebbe così ulteriormente indebolita. Chirac sembra avere tutto linteresse a prendere in contropiede questa situazione carica dincertezze e ad aprire la crisi di governo prima di martedì.
Ieri il presidente della Repubblica era a Vienna per partecipare al vertice euro-latinoamericano, tramutatosi per lui in una boccata dossigeno. Nelloccasione il suo entourage ha smentito le voci circa «contatti» tra lEliseo e il generale dei servizi segreti Philippe Rondot, che con le sue rivelazioni e con lo «strano» ritrovamento (da parte della stampa) dei suoi appunti di due anni fa - quando lui stesso incontrò Villepin e i suoi collaboratori - ha giocato un ruolo chiave nellesplosione dello «scandalo Clearstream». È stato infatti proprio Rondot a dire che Villepin lo aveva spinto a indagare su Sarkozy nellevidente speranza di screditarlo in vista delle elezioni presidenziali del 2007 (quando i due potrebbero candidarsi alla successione a Chirac allEliseo). Il quotidiano Le Parisien ha affermato ieri nel proprio titolo in seconda pagina che «i diari di Rondot mettono in causa Chirac». È unaccusa molto grave, ovviamente da verificare.
Nel gioco di «scatole cinesi» di questo scandalo francese cè infine laspetto riguardante la magistratura.
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