Politica

In clinica curavano malato con gli spinelli Indagata la direttrice

La donna si difende: «Cercavo di aiutare un ragazzo in fase terminale. Ora rifiuta i farmaci»

Michele Perla

da Milano

Un’accusa pesante, quella di aver procurato spinelli a un paziente gravemente malato nel tentativo di alleviarne le condizioni. Un’accusa che rischia adesso di bloccare l’attività di una casa di cura per disabili, dove sono ospitate 28 persone per lo più tetraplegiche, ma anche alcune in stato di coma. I Carabinieri dei Nas hanno infatti denunciato la direttrice del centro residenziale per assistenza ai disabili «Ca’ Luigi» di Arluno, in provincia di Milano, dopo aver trovato in un armadio alcune sigarette all’hashish, sette per un totale di 1.25 grammi, miscelate con tabacco.
Spinelli di cui, sotto controllo, faceva uso un giovane di 36 anni malato terminale, affetto da sclerosi laterale amiotrofica, una terribile malattia neurologica degenerativa.
Il controllo nella struttura residenziale è avvenuto a seguito di una segnalazione anonima. «Alessandro è arrivato da noi nel 2000 come persona che doveva essere accompagnata precocemente alla morte – racconta la direttrice, Daniela S. - ; era un etilista e faceva anche uso di droghe leggere. Ne abbiamo prolungato la vita, anche se abbiamo cercato in tutti i modi di alleviarne il calvario quotidiano. Così quando si è posto il problema di consentirgli quell’unica gratificazione dello spinello, ci siamo accordati perché ciò avvenisse sotto controllo del personale».
Una sigaretta al mattino e una alla sera accesagli da un assistente, visto che il paziente non è neppure in grado di far uso delle mani.
«Da quando sono intervenuti i Nas il giovane si rifiuta di vivere. Non si alza più dal letto, non mangia, non vuole vedere nessuno». A procurargli le piccole quantità di droga leggera ci pensava Antonio, paraplegico di 43 anni, che frequenta la struttura durante il giorno. «Cercavo di aiutarlo in questa maniera - racconta -, la compravo e gliela lasciavo in un armadio per quando ne aveva bisogno. In ogni caso per chi soffre della sua e della mia malattia, uno spinello costituisce proprio l’ultimo dei problemi».
Evidentemente nella Ca’ Luigi questa abitudine non era bene accetta a tutti, anche se praticata a fin di bene. Così è partita la denuncia. «Mi auguro che le indagini vengano svolte col massimo rigore e impegno – ha dichiarato l’avvocato Luciano Lampugnani -: non c’è solo in ballo l’onorabilità di chi dirige la struttura. Qui ci sono 28 disabili che rischiano di trovarsi sulla strada da un giorno all’altro».
E questa mattina il Centro residenziale di Arluno dove lavorano 70 persone, che non è della Asl ma è struttura accreditata e gestita da una Onlus, sarà al vaglio dei funzionari della sanità.

«La Direzione generale Asl Provincia di Milano 1 - spiega un nota - venuta a conoscenza dell’accaduto ha disposto per oggi un’ispezione immediata al fine di verificare la qualità dell’assistenza garantita agli ospiti».

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