Clochard in corteo come gli studenti: «Non siamo delinquenti ma persone»

Sembra già di vederli sfilare per le strade di Milano con sacco a pelo in spalla e maglietta colorata addosso. Gridando slogan contro il sistema che rimbalzano dalle prime file alle retrovie. Ma se pensate al solito corteo di studenti o lavoratori, vi sbagliate di grosso. Perché una manifestazione così - giurano gli organizzatori - non si è mai vista. Né in Italia, né altrove. Stiamo parlando del primo raduno di barboni (circa 25mila persone) provenienti da tutta Europa che, trascorsi i mesi più freddi dell’inverno, hanno intenzione di riunirsi nel capoluogo lombardo per protestare contro il cosiddetto «registro dei clochard» e per affermare la propria identità di persone bisognose di aiuto e non di delinquenti.
«È il primo raduno di clochard a livello europeo - spiega Angelo Starinieri, ideatore della protesta e portavoce dei senzatetto milanesi -. Lo vorrei fare a maggio o giugno. Ho già preso contatti con i miei “colleghi” all’estero e prima di Natale farò domanda per avere le autorizzazioni qui a Milano».
Lui, il «profeta», come lo chiamano, pensa in grande. Immagina di riunire i suoi 25mila a San Siro. Scherza e sussurra di mettere sottosopra la città, poi si inventa una nuova combinazione: Milano-Expo, Milano-Clochard. «Dovrò lottare per ottenere le autorizzazioni. Se non me le danno, mi sposto a Roma, Firenze o Bologna. Ma mi devono dire perché mi impediscono di fare la manifestazione».
Con gli occhi che brillano dall’entusiasmo, dice che a voce l’organizzazione è già partita. «Basta solo che li avvisi per tempo e loro arrivano. Gli inglesi e i francesi hanno già detto che vengono qui a lottare per noi». E come fosse uno stratega, svela il suo piano: per il Nord Europa, c’è Kari, un senzatetto che gli copre la Svezia, la Finlandia, la Norvegia e l’Inghilterra. Clement, invece gli porta i ragazzi dalla Francia e dalla Germania. Per l’Italia sono in tre: lui, uno di Roma e un barbone di Bari. Settant’anni tra qualche giorno, un passato come consulente marketing e comunicazione in una multinazionale svizzera, Angelo conosce bene la vita di strada. Nel 2000 ci è finito dopo uno «scivolone» che lo ha fatto fermare in piazza Cadorna. Poi il riscatto attraverso la cultura, la scrittura di un libro, mostre, incontri con autori contemporanei. Fino al ritorno al mestiere di un tempo, quello di consulente presso un’azienda di Torino.
«Sono uno dei pochi che ne è uscito. Ma bisogna sostenere il loro tentativo di rifarsi una vita migliore. La proposta della schedatura è aberrante - continua Angelo -. I barboni non sono criminali. Iscriverli in un registro dei senza dimora vuol dire togliere allo schedato i propri diritti che diventa una specie eliminata. Quando si dice tolleranza zero, ci vuole buon senso». Lo stesso che dovrebbe valere anche per l’ordinanza di Letizia Moratti contro l’accattonaggio molesto che prevede di multare chi chiede l’elemosina in maniera insistente e fastidiosa. «Ma come fanno i barboni a pagare la sanzione? È una cosa senza senso», dice scuotendo la testa. Meglio pensare all’organizzazione del raduno. «Non è facile - ammette -. Il prossimo mese mi dedicherò alla preparazione delle schede per i partecipanti dove chiedo le loro generalità, il numero del passaporto e se hanno bisogno delle tende, del sacco a pelo» spiega Angelo. Bisognerà trovare anche gli sponsor per le spese della manifestazione.

«Vorrei fare una T-shirt fosforescente, così di notte i clochard fanno luce e si vedono. Basta con questa etichetta degli invisibili. È solo un modo per giustificare la mancanza di assistenza e il fatto di essere una categoria che non è mai stata presa in considerazione».

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