Il futuro della tecnologia è nelle «nuvole», ossia nel Cloud computing (dallinglese cloud, ovvero nuvola). Un nuovo modo di concepire l'archiviazione e la gestione delle informazioni e dei dati in digitale su cui Ibm ha improntato lo sviluppo del business legato alle grandi aziende.
Le risorse informatiche vengono messe a disposizione dellazienda in modo virtuale, indipendentemente dal luogo fisico in cui risiedono, e solo quando servono. I centri dati virtualizzati offrono alle organizzazioni la capacità di fare di più con un numero inferiore di risorse ottimizzando luso del software, dellinfrastruttura relativa alle macchine informatiche, alla memoria e alla rete, condividendole non solo attraverso i dipartimenti ma anche attraverso diverse sedi fisiche.
Il Cloud computing consente ai centri dati aziendali di operare in modo più simile a Internet per una distribuzione dellinformatica attraverso una struttura di risorse accessibile a livello globale, anziché attraverso lutilizzo di macchine locali o di centri di elaborazione remoti.
«Lutente, in pratica, utilizza la potenza elaborativa di calcolo solo e quando gli serve, indipendentemente dalla collocazione del centro che eroga tale potenza - spiega Fabrizio Renzi, direttore tecnico Systems and technology group di Ibm Italia - la potenza elaborativa può risiedere sia internamente sia esternamente allorganizzazione. La differenza con la tecnologia del Grid computing - sempre sviluppata da Ibm - risiede nel fatto che mentre, il Grid prevede il collegamento di macchine eterogenee sparse in tutto il mondo, il Cloud computing collega macchine di tipo omogeneo concentrate in un unico centro».
Con questo sistema lanno scorso Ibm ha risolto i problemi di costi e ottimizzazione delle risorse al distretto industriale cinese di Wuxi, specializzato nello sviluppo dei software, che si trovava, una volta terminato un progetto, a «dismettere» i server utilizzati. Con le soluzioni Cloud il distretto utilizza la potenza di calcolo per il tempo strettamente necessario a terminare il progetto, dopodiché lo «spegne» fino a quando non lo riattiva per un nuovo lavoro. Con enorme risparmio di costi ed energia elettrica. «Questo nuovo modo di lavorare consente di effettuare calcoli enormi in breve tempo e specialmente in campo medico-scientifico le applicazioni sono infinite - continua Renzi - e si possono sviluppare nuovi modelli probabilistici per capire la realtà e soprattutto prevedere l'andamento del business. È quello probabilistico infatti quello che spiega la realtà non quello lineare. Come Ibm possiamo realizzare il Cloud computing perché copriamo lintera filiera informatica, dai processori alla struttura di rete».
Ibm ha chiuso il 2007 con 98,8 miliardi di dollari di fatturato, l8% in più rispetto al 2006 (il 4% a tassi di cambio costanti), con utili netti per 10,4 miliardi di dollari, l11% in più rispetto al 2006. Ogni anno, oltre a investire 6 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo, investe in infrastrutture, da sola o in collaborazione con altri big del settore, per sviluppare nuovi prodotti. In questi ultimi tre anni ha investito 27 miliardi di dollari in macchinari per la produzione di semiconduttori. «I costi delle infrastrutture sono enormi e spesso vanno strette delle partnership con altre aziende - conclude Renzi - come abbiamo fatto per produrre il processore che oggi troviamo nella Playstation. Sono investimenti di lungo periodo perché questi prodotti richiedono anni di sviluppo. La tecnologia su cui stiamo lavorando oggi probabilmente la vedremo tra cinque o sei anni. Una tecnologia che ci migliorerà la vita perché aiuterà a sviluppare nuovi modelli scientifici e di business e a studiare la realtà con strumenti più efficaci».
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