Cocciante: «Porto in scena Giulietta e Romeo under 18»

da Milano

Tanto poi si sa che l’opera sarà stellare, in equilibrio perfetto tra musica e poesia, tra l’enfasi del palco e l’essenzialità del messaggio. Giulietta e Romeo, sapete, l’amore, le famiglie, il cozzo tremendo e sanguinoso tra ciò che si vuole e ciò che si deve fare. Shakespeare, insomma. Riccardo Cocciante è al lavoro da quattro anni su Giulietta e Romeo e avreste dovuto vederlo ieri quando sullo schermo rimirava gli spezzoni di prove dello spettacolo che debutterà all’Arena di Verona il primo giugno e che poi girerà l’Italia per (si spera) settanta rappresentazioni. Per ora, dice il promoter Ferdinando Salzano, «l’obiettivo sono dieci show, poi vedremo». Opera stellare. Ma a lasciare senza fiato, prima ancora che si accendano le luci, è l’età dei protagonisti perché Cocciante voleva «un cast che corrispondesse all’originale, a quello che Shakespeare aveva immaginato».
Per farla breve, sul palco Romeo sarà un sedicenne e Giulietta avrà 15 oppure 18 anni a seconda di quanto sarà deciso all’ultimo minuto. Già, tra tanta magniloquenza, c’è ancora un piccolo dubbio da risolvere: i due protagonisti. «I candidati sono quattro, comunicherò i nomi l’ultimo giorno, loro non lo sanno ancora», dice Cocciante. E forse questa è davvero la novità: «Voglio - annuncia - cambiare i ruoli tra i diversi cantanti. Il cast è di 34 persone, alcune delle quali vengono da Notre Dame de Paris, ma il resto è formato da ragazzi». Quando si è aperto il casting, ne sono arrivati 1.250, tutti così capaci e così impostati da far dire a Cocciante, che non è di primo pelo e ha la fama di esser puntiglioso, che «si pensa che la nuova generazione sia fatta di sbandati, in realtà è aperta, fatta di ragazzi veloci e fantastici che avevano già un’impostazione vocale molto simile a quella di Notre Dame, mica pop o rock». A loro, dopo aver superato il provino, è stato detto ciò che si dovrebbe dire a tutti: conquìstati la tua parte, fa in modo che il tuo talento vada nella giusta direzione seguendo l’ambizione e superando l’antagonismo. E così è successo per tutti i ragazzi che vedremo in scena, fino ai quattro ragazzi che ancora sono in ballottaggio per diventare i protagonisti e che stanno ancora scaldando la voce senza sapere se ce la faranno.
D’altronde il Giulietta e Romeo (attenzione, non Romeo e Giulietta come vuole la vulgata) è fatto di arie, non di semplici canzoni, e le melodie sono molte: «Qui come in Notre Dame - dice Cocciante - ce ne sono una quindicina». Saranno loro a fare da filo conduttore a una storia che tutti conoscono: «Ma il vero protagonista di questo dramma non è l’amore, ma l’antagonismo tra i Montecchi e i Capuleti e insomma tutto questo tipo di scontri, familiari o razziali o addirittura religiosi, oggi è più attuale che mai».

E allora ecco perché Cocciante è così concentrato su questo kolossal che rappresenta, dopo l’accantonamento del Piccolo principe per problemi con gli eredi di Saint Exupéry, e che gli fa dire senza imbarazzi: «Il pop non mi manca, tornerò a cantare quando ne sentirò il bisogno». Appunto.

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