COCHI E RENATO Aspettando Biancaneve

Maestri della comicità surreale dal 20 marzo allo Smeraldo: «Ma il nano gay si innamorerà di un lui»

COCHI E RENATO Aspettando Biancaneve

Erano i campioni della poetica del surreale. Con cui ti invitavano a una gita al mare, premurandosi di aggiungere: «Porta qualche lira, due o trecentomila forse basterà». Nei pieni anni Settanta, ti dicevano simpaticamente di portarti dietro lo stipendio. Campioni di quella poetica lo sono ancora, a sessant’anni suonati. Sessantasei, per essere precisi: uno li ha compiuti domenica scorsa, l’altro aspetta metà luglio. L’uno si chiama Aurelio Ponzoni, ma per la storia dello spettacolo è Cochi; l’altro risponde al nome di Renato Pozzetto, e non c’è da dir altro.
La storica coppia torna nella propria città per concludere il tour di Nuotando con le lacrime agli occhi, spettacolo - recita il sottotitolo - di «canzoni e ragionamenti» in scena al teatro Smeraldo dal 20 marzo al 1° aprile. Molte le canzoni, gran parte delle quali compongono un cd fresco di uscita per la Sugar di Caterina Caselli: Finché c’è la salute. Che a loro pare proprio non mancare, complice la buona cucina. «Renato ha amici in tutta Italia appassionati di ristoranti e vini, e quando siamo in tour scopriamo posti meravigliosi», dice Cochi, mentre Renato gli siede accanto ruminando con gusto una fetta di camembert. «L’altro giorno a Modena abbiamo pranzato divinamente in una salumeria del 1610».
Ma il sapore che preferiscono è quello del surreale. «Proporremo un videoclip dal vivo - spiega Renato - e una canzone dedicata al professor Cacciari, che richiama una lettera apparsa sui giornali poco tempo fa. Parleremo anche di immigrazione, con un brano su un poveretto che tenta di raggiungere a nuoto Lampedusa, e dell’aeroporto di Malpensa, dove un nano aspetta Biancaneve ma poi si innamora del pilota».
Tra missive, immigrati, aeroporti e unioni benedette dai Dico, il richiamo all’attualità suona forte. Ma è un’apparenza. «Sono solo minimi spunti - precisa Cochi -. Abbiamo sempre evitato di basare il nostro lavoro sulla quotidianità o sulle notizie, perché rischieremmo di banalizzare. Il surreale ti impone di lavorare di fantasia. Poi magari ci scappa un richiamo all’attualità, ma è del tutto secondario».
D’altro canto, il pubblico non si aspetta da loro un’inversione di rotta nello stile; anzi, pare decisamente apprezzare l’eterno aplomb con cui piazzano battute su battute. Tanto che il loro show è primo per spettatori tra quelli programmati nei teatri. «Ci piace molto vedere tanti ragazzi in platea, accanto a signori un po’ più attempati – dice Renato –. Dopo Milano faremo vacanza, ma stiamo pensando di rifare lo spettacolo l’anno prossimo, soprattutto nelle sale in cui abbiamo fatto poche date».

Tra i classici, Cochi e Renato riproporranno Silvano (scritta una trentina d’anni fa con Enzo Jannacci e riadattata), La canzone intelligente, E la vita e L’uselin de la comare. Quest’ultimo è un bis particolarmente richiesto.

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