Se qualcuno nutre ancora dei dubbi sugli effetti che lazione del nostro governo sta provocando nelle comunità musulmane e nel Paese, ecco i dati di una nuova ricerca condotta dal giornale «Almaghrebiya». È stato chiesto a un campione di immigrati - uomini e donne, su tutto il territorio nazionale - se a loro avviso si stesse facendo abbastanza per contrastare lestremismo islamico. Ha risposto di «no» il 65 % di loro e una percentuale ancora maggiore (oltre il 70 %) ha specificato che al contrario lislam più radicale sta ampliando in Italia la sua presenza e la sua influenza. Una percentuale ridotta ma significativa (35%) ritiene anche che si stia diffondendo tra la popolazione musulmana un sentimento di «ostilità» superiore al sentimento di «fiducia» in una vera integrazione. Risposte impietose che trovano la loro prima motivazione, secondo l80% degli intervistati, nel proliferare indisturbato di moschee e scuole islamiche che hanno ampliato larea di intervento dellislam più radicale e il suo peso nella vita delle comunità.
E, in secondo luogo, nellavanzata dei «ghetti islamici» nelle periferie di molte città, terreno ideale per la propaganda e la cultura della «jihad». A proposito dei centri islamici, il 43% degli intervistati sottolinea come stia aumentando il numero di chi li frequenta e come questo incremento rappresenti un fattore di isolamento che aumenta il rischio di contrapposizione tra il mondo islamico e la società italiana. Alle donne del campione è stato poi chiesto se ritenevano che lattuale governo si stesse adoperando efficacemente per la tutela dei loro diritti. Il fronte del «no» ha raccolto una percentuale che supera l80%. In cima alle motivazioni la mancata tutela dalle violenze, lassenza di un vero programma di istruzione e la sistematica mortificazione del ruolo delle immigrate nei luoghi dove si discute della loro situazione. Lultima domanda riguarda le leggi sullimmigrazione. Di certo a sorpresa per chi si prepara a cancellare i provvedimenti della Bossi-Fini, una larga maggioranza degli intervistati (il 63%) si è pronunciata a favore di leggi rigorose che prevedano filtri, controlli e regolamentazione dei flussi. Uno dei promotori della ricerca di «Almaghrebiya» è appena tornato dal Marocco. Gli amici di laggiù gli hanno consigliato di fare una visita a Casablanca, in avenue Hassan Souktani: «Vedrai qualcosa che neanche riesci a immaginare».
Ha accolto linvito e si è trovato davanti a una folla sterminata che prendeva dassalto gli uffici del Consolato italiano. È così da tre settimane, da quando si è diffusa la notizia dellultima circolare emanata dal ministero dellInterno, quella che di fatto spalanca le porte a unimmigrazione senza barriere. Al Consolato lavorano quattro impiegati che non sanno più come fare ad arginare quella marea umana, pronta a riversarsi nel nostro Paese. «Arrivano in massa», dicono: «Uomini barbuti che non spiccicano una parola in italiano e non hanno il minimo titolo di studio, donne avvolte nei loro veli, cè anche chi si presenta con un paio di mogli al seguito». Fanno quello che possono ma ormai hanno le mani legate: «Con la nuova circolare non cè più lobbligo del permesso di soggiorno, basta la richiesta di un visto turistico e quello possiamo rifiutarlo solo nei casi più estremi. Ieri - raccontano - si è presentato un uomo con una moglie che avrà avuto sì e no quattordici anni, labbiamo pregato di ripassare quando sarà maggiorenne». A qualche centinaio di metri di distanza, in rue National, si affaccia il consolato olandese. Era quella, una volta, la porta girevole dei marocchini in cerca di un approdo in Europa: niente filtri e niente controlli.
Le code ai consolati ora ci fanno paura
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