
Torino capitale della gastronomia mondiale. Giovedì 19 giugno il capoluogo piemontese ospiterà all’auditorium Gianni Agnelli del Lingotto l’edizione 2025 di The World’s 50 Best Restaurants, l’evento che assegna la palma ai migliori ristoranti del pianeta e che è il più importante evento globale della gastronomia.
Nel corso dell’evento sarà svelata la lista dei 50 migliori ristoranti del mondo secondo i voti dei 1080 esperti, 40 per ognuna delle 17 regioni del mondo. Una giuria qualificata e stratificata secondo regole rigide: 50 per cento donne e 50 per cento uomini, 34 per cento di chef e ristoratori, 33 per cento di food writer e 33 per cento di viaggiatori gourmet certificati, con un cambio del 25 per cento per ogni edizione. I votanti devono esprimere la loro preferenza per 10 locali, al massimo 7 dei quali appartenenti alla loro regione e devono dimostrare di aver mangiato nei locali votati negli ultimi 18 mesi. Tutto il processo è all’insegna della massima indipendenza e trasparenza e l’intero processo è certificato dalla Deloitte.
L’anno scorso ha trionfato la Spagna: il primo posto è andato a Disfrutar di Barcellona, davanti ad Asador Etxebarri e a Table de Pietro Verjus a Parigi. Il primo posto cambierà certamente perché da qualche anno i vincitori delle edizioni precedenti sono esclusi dalla competizione e inclusi in una sorta di “hall of fame” (Best ef the Best) nella quale figura anche l’Osteria Francescana di Massimo Bottura, vincitrice due volte, nel 2016 e nel 2018. E a proposito d’Italia, nell’edizione 2024, celebrata a Las Vegas, nella lista delle prime cinquanta tavole del mondo figuravano tre locali: Lido 84 di Gardone Riviera (chef Riccardo Camanini) al 12° posto, Reale di Castel di Sangro (chef Niko Romito) al 19° posto, Piazza Duomo ad Alba (chef Enrico Crippa) al 39° e Uliassi a Senigallia (chef Mauro Uliassi) al 50°. Nella lista 51/100 figuravano invece Le Calandre di Rubano (chef Massimiliano Alajmo) al 51° e Atelier Norbert Niederkofler di Brunico (chef Norbert Niederkofler) al 52°.
L’anno scorso ci fu un po’ di delusione nel nostro Paese, con molti ristoranti che persero posizioni rispetto all’edizione valenciana del 2023. Quest’anno l’unica certezza finora è che nella lista dei secondi migliori 50, che tradizionalmente viene svelata un po’ in anticipo, c’è solo per l’Italia la novità del Gatto Verde di Modena, il secondo ristorante cittadino di Bottura, guidato dalla bravissima canadese (ma italiana di adozione) Jessica Rosval, sbucata con felice sorpresa al 92° posto. Nessun’altra insegna italiana è presente e ovviamente la domanda fatidica è per i ristoranti “caldi”: saranno tra i primi cinquanta o saranno retrocessi nell’oblio che parte dal 101° posto? Lo sapremo presto.
Va detto che l’Italia ha già vinto, grazie all’attenzione mediatica e al poderoso indotto garantito da un evento come questo che oltre alla cerimonia vera e propria prevede una moltitudine di eventi collaterali snocciolati nei giorni precedenti e successivi su tutto il territorio a cui partecipano i migliori chef del pianeta e la più qualificata critica specializzata di ogni Paese del mondo. In gioco c’è molto più di una classifica: prestigio, visibilità e un impatto economico che potrebbe riverberarsi ben oltre i confini della città. Il merito di questa “prima” italiana per la manifestazione sponsorizzata dagli italianissimi marchi di acqua minerale San Pellegrino e Panna va a un terzetto di promotori: lo stesso Bottura, il produttore vinicolo Federico Ceretto e Roberta Garibaldi, docente universitaria e presidente di Aite, l’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico. Proprio Garibaldi, autrice del rapporto annuale sul turismo enogastronomico, ha cercato in uno studio di valutare l’impatto di una kermesse “la cui visibilità mediatica enorme, ed è uno strumento potente per rafforzare l’immagine dell’Italia come destinazione gastronomica d’eccellenza”.
I numeri parlano chiaro. L’edizione 2023, ospitata a Valencia, ha prodotto un valore equivalente pubblicitario di 106 milioni di dollari. Per Londra 2022 erano stati 95,5 milioni, per Anversa 2021 ben 97. Singapore 2019 si era fermata a 72,7 milioni. Il tutto amplificato da 12.000 articoli pubblicati e 89 milioni di “impression” sui social. Torino può quindi aspettarsi una vetrina planetaria, non solo per i ristoranti, ma per l’intero comparto agroalimentare e turistico.
L’impatto sarà tangibile anche sul territorio. A Valencia, l’indotto diretto dell’evento fu stimato in 5 milioni di dollari, tra voli, pernottamenti e pasti. A Torino arriveranno 1.200 ospiti internazionali, tra cui chef, critici, imprenditori e giornalisti di settore: la crème mondiale della gastronomia. Un’occasione anche per far scoprire a questi influencer del gusto le eccellenze locali, dai piccoli produttori alle destinazioni minori.
Ma il vero valore dell’evento sta nella sua “legacy”. “La classifica dei 50 Best – osserva ancora Garibaldi – ha avuto un ruolo fondamentale nell’emersione di nuove scene gastronomiche, come quelle nord-europea e sudamericana. Ha influenzato gusti, mode e anche la domanda di prodotti locali”. Da qui, l’invito a un gioco di squadra nazionale: “Serve una rete solida tra istituzioni, territori e operatori per sfruttare al meglio quest’occasione, mostrando la diversità e l’eccellenza del nostro patrimonio culinario”.
C’è chi paragona l’appuntamento ai fasti dell’Expo 2015: come allora, l’evento di Torino promette di superare i confini locali per diventare una celebrazione dell’Italia intera.
Anche perché arriva in un anno cruciale, quello in cui si attende il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco. Se il 19 giugno sarà una data importante per la ristorazione globale, lo sarà ancor di più per il sistema-Italia, chiamato a giocarsi una partita da protagonista nel palcoscenico del fine dining.