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Codici bianchi, il ticket di 25 euro potrebbe non bastare

Nuovi balzelli in arrivo? Non è da scartare. Già, perché la partita sul ticket al pronto soccorso potrebbe non esaurirsi con l’imposizione del pagamento di 25 euro per i «codici bianchi». Anche se per i dettami della Finanziaria si conclude qui il capitolo imposte per l’accesso al Dea, la giunta ulivista di Piero Marrazzo starebbe studiando un provvedimento più completo. Dove completezza fa rima con fiscalità aggiuntiva. Vale a dire «la possibilità di far pagare ai codici bianchi anche il ticket sulle prestazioni supplementari eventualmente fornite in ospedale, nonché la sovratassa per quelle cosiddette necessarie». È quanto ritiene il segretario regionale della Fimmg (Federazione medici di medicina generale) Pier Luigi Bartoletti, che punta l’indice su quella che secondo lui è «più che un’ipotesi da valutare per imporre la compartecipazione alla spesa sanitaria anche per gli accertamenti fatti in regime di pronto soccorso. Perché i 25 euro fissi servono a poco. Anzi potrebbero essere convenienti per chi riceve comunque prestazioni sanitarie pur essendo un codice bianco. Peraltro il paziente che accede al Dea con il titolo di pagamento vanta tutti i requisiti per richiedere indagini approfondite e appropriate sul proprio malessere. Oltre - precisa - alla terapia da seguire». Tutte possibilità che descrivono un panorama sanitario rinnovato, «dove il paziente diventa come qualsiasi consumatore di servizi», chiosa il sindacalista dei medici di base. Se così fosse però si potrebbe avanzare l’ipotesi che il pronto soccorso finisca per trasformarsi in un servizio «para-ambulatoriale», non più un reparto specialistico attrezzato per interventi importanti. Al contempo i pazienti che volessero by-passare le liste d’attesa ambulatoriali andrebbero al pronto soccorso dove, pagando una sovratassa (i 25 euro appunto) potrebbero ricevere la prestazione sanitaria in tempo reale. Le deduzioni del segretario regionale della Fimmg curiosamente fanno il paio con quelle del suo omologo alla Fials-Confsal Gianni Romano, che fa addirittura i canonici due conti su quello che sarebbe l’ammontare della spesa in termini di ticket tra pronto soccorso e controlli ambulatoriali. La premessa è univoca. «Al pronto soccorso ci si guadagna pagando 25 euro “tutto compreso” perché - precisa Romano - nella migliore delle ipotesi il paziente riceve, per il malore che manifesta, almeno una visita specialistica, eventualmente pure un esame diagnostico e le analisi del sangue. Premesso che stiamo parlando di un codice bianco, secondo la normativa vigente il malato si dovrebbe recare dal proprio medico di base, farsi prescrivere gli esami e prenotarli. Il risultato? Andrebbe a pagare circa 80 euro tra ticket e sovratassa sulle ricette di 10 euro». Se il paziente invece sceglie il pronto soccorso, con 25 euro passa la paura. A vederla così la tassa sul pronto soccorso sembrerebbe poco conveniente per gli ospedali e inidonea a funzionare da deterrente per l’uso «improprio» dei reparti d’emergenza.

La risposta, a sentire la Fials, è tutta nelle liste d’attesa smisurate, contando che «i cittadini del Lazio stanno ancora attendendo da luglio 2006 che la giunta Marrazzo scelga le 100 prestazioni sulle quali imporre tempi standard d’attesa».

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