Cofferati moltiplica assessori e stipendi per far contento l’Ulivo

Le poltrone passano da dieci a 16. In settimana l’ok in Comune

Claudia B. Solimei

da Bologna

Dopo i declamati tagli della Finanziaria, il capodanno in sordina, la riduzione degli orari di apertura della più grande biblioteca comunale cittadina, la difficoltà di reperire risorse per asili e centri handicap, l’amministrazione guidata da Sergio Cofferati si appresta ad allargare la giunta. Significa un esborso di almeno 500mila euro in più all’anno per le casse del Comune, visto che solo le spese vive di un assessorato si aggirano sui 76mila euro l’anno, escluso l’affitto di un ufficio, le auto blu, il personale a disposizione. Dagli attuali dieci assessori, si potrà passare fino a 16, con buona pace dei cespugli dell’Ulivo, che oggi monopolizza la presenza nell’esecutivo di Cofferati, a eccezione di un assessore dei Comunisti italiani. Rifondazione, i verdi, Italia dei valori, Rosa nel pugno potrebbero presto avere il loro uomo in giunta. La modifica dello Statuto comunale passerà la prossima settimana in Commissione, poi andrà in Consiglio comunale. L’aumento degli assessori è un adeguamento alla normativa nazionale per le città delle dimensioni di Bologna, ma il predecessore di Cofferati, Giorgio Guazzaloca, vi rinunciò.
Poltrone di cui invece sembra avere bisogno Cofferati, alle prese con la sua litigiosa maggioranza. Il sindaco ci tiene a precisare: «Il tema dell’integrazione della giunta lo affronteremo quando ci saranno le condizioni per farlo. La rappresentanza delle sensibilità della coalizione è necessaria».
«Noi abbiamo acconsentito all’allargamento - spiega il consigliere comunale di An Galeazzo Bignami, membro della prima commissione Affari generali e istituzionali - a patto che ci sia una ricaduta anche sulle risorse attribuite ai singoli gruppi consiliari. Non possono dire che non ci sono soldi e poi fare più assessori». All’aumento degli assessori corrisponderà poi un maggior numero di contributi ai partiti.
In attesa dell’allargamento, mercoledì sera, dopo tre ore di vertice fra segretari e capigruppo dell’Unione al gran completo, Rosa nel pugno, Udeur e repubblicani italiani compresi, lo scontro tra il Cinese e Rifondazione è finito nella promessa di «un ritorno al programma di mandato», alla «partecipazione» e di una verifica che durerà in pratica nove mesi: al termine ci sarà un documento comune da sottoporre al voto di un'assemblea che dovrà comprendere anche «associazioni e movimenti», spiega Cofferati, per poi approdare al voto in Consiglio comunale. Tutti si dicono soddisfatti, anche se non è chiaro, nemmeno ai protagonisti del maxivertice, cosa accadrà in pratica quando si ripresenteranno i soliti problemi: sgomberi, Street rave parade, orari di chiusura dei locali. Certo è che tutti gli ultimatum al Prc sono scomparsi.

Il «percorso» indicato da Cofferati, che in fondo evita di affrontare gli scogli che hanno penalizzato il governo della città fin quasi dal suo insediamento, due anni fa or sono, alla fine va bene a tutti. Resta da vedere per quanto tempo.

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