Lavevamo anticipato nei giorni scorsi. La mozione scritta dal capogruppo azzurro in Regione Luigi Morgillo e firmata da tutti i consiglieri di opposizione - pur essendo assolutamente ininfluente ai fini della determinazione delle politiche della Liguria per i prossimi cinque anni, visto che si parlava di questioni bolognesi e di Sergio Cofferati - è in assoluto latto più significativo di fronte al quale si è trovata la nuova maggioranza di centrosinistra. Una provocazione di un volpone della politica come Morgillo, certo. Un trappolone escogitato per stanare il centrosinistra, naturale. Un gioco politico o quasi per vedere come andava a finire e per vedere leffetto che fa, ovvio.
Il problema è che il centrosinistra cè cascato con tutti e due i piedi. E così, per evitare strappi con Rifondazione e per evitare il bis della figuraccia dellUnione disunita di fronte alla mozione di Gianni Plinio sulla democrazia a Cuba, il centrosinistra ha votato no in blocco al documento di Morgillo. Al grido: «Se lo approviamo, dovremo approvarne chissà quanti e dare solidarietà ai sindaci di mezza Italia».
Forse, è anche vero. Ma il problema è che bocciando quel documento, il centrosinistra della Regione Liguria ha bocciato anche il dispositivo dell'ordine del giorno. In cui si «esprime piena solidarietà al sindaco Cofferati, alle forze dell'ordine e alle autorità giudiziarie bolognesi è per le accuse e gli insulti dei Disobbedienti». Bocciato. Oppure, il paragrafo in cui si «condanna qualsiasi forma di occupazione illegale di edifici pubblici e privati». Niente, bocciato pure quello. Per la maggioranza che sostiene Claudio Burlando occupare illegalmente case e palazzi è una pratica che non merita condanna, ma anzi un voto unanime che condanna il verbo «condanna».
E, soprattutto, i consiglieri del centrosinistra del Consiglio regionale della Liguria, hanno stroncato la proposta di Morgillo di «impegnare il presidente della giunta regionale a predisporre tutti gli accorgimenti affinché le occupazioni abusive non abbiano a verificarsi per beni di proprietà della Regione e qualora dovessero avvenire episodi analoghi a quelli di Bologna a tenere l'identica fermezza e tempestività dimostrata dalle autorità bolognesi nel rimuovere gli ostacoli e nel ripristinare la legalità». Niente, bocciato pure questo.
Insomma, in un colpo solo il capogruppo azzurro in consiglio regionale ha smascherato tutto il finto moderatismo mostrato in campagna elettorale. E, soprattutto, ha smascherato il fatto che la maggioranza di Burlando è sotto il continuo ricatto dell'ala più antagonista dei suoi elettori. Ma, anche qui, anche stavolta, prendersela con Rifondazione non ha alcun senso. Nel momento in cui i bertinottiani hanno candidato autorevoli esponenti dei centri sociali ed hanno provato a portare in Regione un portavoce del Buridda, la loro scelta di campo era chiara. Il problema non sono loro. Il problema sono i «moderati», veri o sedicenti tali, che - di fronte a questa scelta di campo - preferiscono far finta di niente. Per convenienza, per qualche posto in più, per ignavia o per distrazione.
Di fronte alla solidarietà a Cofferati - che peraltro continuiamo a considerare poco adatto a dare lezioni di legalità dopo aver giocato con il fuoco dei movimenti e averci soffiato parecchio sopra ai tempi dei milioni di persone portati in piazza dalla Cgil - anche il loro moderatismo fa una sosta.
O, per meglio dire, un Coffy-break.
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