Col "metodo Craxi" oggi nessun politico potrebbe candidarsi

L’intera sinistra giudicò severamente l’ex leader del Psi. Sui guai di Vendola, Loiero e Bassolino c’è solo silenzio

Le commemorazioni di Bettino Craxi ci proiettano in un altro mondo. Occorre rivolgersi a Di Pietro (ci mancherebbe altro) e a pochi altri, per sentire una nota stonata. Il tono oggi è quello, appunto, della celebrazione. E pensare che solo dieci anni fa, i craxiani sembravano confinati in ridotte animate solo dal reducismo. Non conviene qui abbozzare una fenomenologia della santificazione post-mortem. È meglio non toccare questa materia. Ma si potrà almeno rivendicare una certa contraddizione nei comportamenti dei moralisti. Prendiamo le prossime elezioni regionali e applichiamo il «metodo mani pulite». Dove è finito quell’urlo arrogante del moralismo a sinistra?

Il presidente della Regione Puglia, che difendiamo per la sua incredibile (al momento) vicenda giudiziaria, è stato or ora indagato. Il presidente della Campania che ancora balla dalle parti del Vesuvio ha una lista di attenzioni giudiziarie niente male. E il presidente della Regione Calabria, oltre a vedere una buona parte della sua giunta in seri guai giudiziari, ha inchieste pesantissime. Prendete queste tre vicende, in tre Regioni governate dal centrosinistra, e affiancatele a quel periodo in cui Craxi è stato vittima (o esponente, se preferite) principale.

Come può convivere all’interno di un medesimo raggruppamento politico la condanna del craxismo e la celebrazione di Tangentopoli e nel contempo la sottovalutazione delle attenzioni giudiziarie che la magistratura sta avendo oggi nei confronti di suoi esponenti di spicco? È una domandina semplice, in fondo. Che però ha una sola e altrettanto elementare risposta: il moralismo del ’92-93 è stato solo un fenomenale strumento per annientare una classe politica. Con il metodo del 1992, la stessa sinistra che ieri alzava il sopracciglio parlando dei socialisti e oggi, in parte, si è convertita ad una laica celebrazione di Bettino, la stessa sinistra, dicevamo, oggi dovrebbe essere spazzata via dal proprio giustizialismo.
Vi immaginate Vendola nel 1992? O la giunta di Loiero. Pensate a Bassolino e a Di Pietro (il magistrato) e poneteli nel contesto di inizio anni Novanta. Non ci sarebbe storia.

Si dirà, e qualcuno in effetti dice: la caccia a Craxi, Mani pulite, l’arresto di Chiesa e ciò che ne è seguito hanno insegnato a questo Paese che le rivoluzioni giudiziarie non portano da nessuna parte. Magari fosse così. È esattamente il contrario. Il nostro Paese è in grado di masticare e digerire qualsiasi pietanza, anche la più indigesta. Ha metabolizzato un processo in piazza solo nei confronti di una parte e continua a perpetuare il medesimo schema. Resta Berlusconi (quando si dice l’eterogenesi dei fini, il Cavaliere nato proprio dalle ceneri del craxismo) e solo l’obiettivo è cambiato, non il registro.

Facciamo un’ipotesi di pura scuola, immaginando che l’interessato non se la prenda. Ipotizziamo per un solo attimo un avviso di garanzia nei confronti del governatore della Lombardia Formigoni (uno lo ha già incassato, ma talmente risibile da non aver acceso alcun fuocherello). Immaginiamo dunque il governatore azzurro convocato, interrogato, perquisito. Ecco, figuriamocelo per un solo istante. Qualcuno crede che il suo trattamento mediatico-giuridico sarebbe minimamente (a prescindere dal merito) simile a quello di uno dei tre governatori di centrosinistra, appena citati? Sarebbe un’odissea, un caso nazionale, un di più nel «sistema di potere berlusconiano».

La drammaticità della storia di Craxi si svolge non già nelle sue condanne, ma nella sua preventiva, inappellabile e progressiva distruzione sociale. Il pregiudizio che è cresciuto e si è alimentato in quegli anni è rimasto intatto.

Il moralismo è una categoria della politica pericolosissima. Non già per i fini ovviamente più che legittimi che si pone. Quanto per le soluzioni che individua.

Non può essere la bontà e la rettitudine degli uomini il presupposto con il quale un sistema si regge; in una società aperta e liberale sono le regole, i metodi di lavoro e le procedure che rendono il sistema corretto. Altrimenti il moralismo ci porta al mostro dei nostri giorni: in cui l’avversario è un nemico e il suoi peccati sono per definizione mortali. E tutti sono là a commemorare Craxi e il craxismo.

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