Politica

«Col sexgate la sinistra è in un vicolo cieco»

RomaBiagio De Giovanni, filosofo, storico della politica ed esponente di spicco della sinistra italiana, dal Pci fino ai Ds, non si riconosce nell’opposizione che punta sul sex-gate?
«Sicuramente c’è una zona di opinione pubblica sensibile ai temi che stanno tornando in questi giorni. E non avrei dubbi nel dire che il partito di Repubblica e quello di Italia dei valori rappresentano un pezzo di questa sensibilità».
Magari stanno solo dando voce alla pancia della sinistra, non crede?
«Non so quanto questo pezzo di sinistra sia minoritario, ma io personalmente credo stia percorrendo un vicolo cieco».
Lo dice perché le sembra che si stia esagerando con il gossip politico?
«Io queste cose le ho scritte nel mio ultimo libro, A destra tutta, già qualche mese fa, prima che avvenissero i fatti».
E qual è la sua tesi?
«Che sono tutti sostitutivi sbagliati di una lotta che dovrebbe invece essere fatta di contenuti politici. Non si può sperare che un leader cada su una cosa che assomiglia molto a una buccia di banana e non porta a risultati politici significativi. Sempre che a un certo punto non escano notizie tali che costringano Berlusconi a farsi da parte, ma allo stato non mi sembra».
E allora come lo spiega tutto quello che sta accadendo?
«È il solito equivoco della sinistra italiana, che si ostina a non interpretare Berlusconi come un fenomeno politico reale e per questo spera di poterlo battere con strumenti e mezzi che non sono politici. È un errore che aggraverà la sconfitta che è già avvenuta».
È anche vero che non è il Pd, il centrosinistra nel suo complesso, a fare questa battaglia. Che interesse ha chi la sta conducendo?
«Non sono in grado di dire a cosa puntano Italia dei valori o Repubblica, non è il mio mestiere. Però sono perfettamente in grado di dire che il partito di Eugenio Scalfari ha tentato di condizionare la sinistra italiana non negli ultimissimi tempi, ma dal ’90. E una delle ragioni della crisi catastrofica della sinistra italiana è proprio quella di essersi raccolta attorno a Scalfari interpretato come un santone».
E invece cosa è il partito di Repubblica?
«È pseudomoralista, da salotto, senza un progetto per l’Italia. Il segno di una sinistra che è ormai senza popolo».
Però c’è una contraddizione in quello che dice: il sex-gate, il gossip in generale, sono argomenti popolarissimi e molto poco elitari..
«Ma non funzioneranno mai come collante di un’alternativa al governo. Il sex-gate è popolare in determinate zone ristrette, può fare leggere giornali e scatenare curiosità, ma non è un elemento attorno al quale costruire alternative politiche».
Quindi una sinistra che non è popolare, ma si serve di argomenti popolari?
«Una sinistra senza popolo, mentre la destra oggi ha questa dimensione».
Il populismo, che non è propriamente un complimento...
«Quando la rappresentanza va in crisi il populismo è un dato obiettivo e il problema è tutto della sinistra che non lo capisce. Obama, non è forse un populista, cioè un politico che si mette direttamente in contatto con il popolo?».
Chi vorrebbe alla guida del Partito democratico?
«Io ormai mi sento fuori da quel mondo».
Ma se fosse costretto a scegliere?
«Nonostante tutto penso sarebbe meglio Dario Franceschini di Pierluigi Bersani, perché si colloca nella scia di una visione del partito che tende ad avere in se stesso la maggioranza politica».


E Antonio Di Pietro?
«È quanto di più negativo sia emerso nella vicenda politica italiana».

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