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Col vittimismo si fa poca strada I bianconeri si ribellino sul campo

Come inizio non male. Per gli altri. Non per la Juventus. Pareggio in undici contro dieci, contro il Rimini, meglio sarebbe non fiatare, abbassare la testa, chiudere la valigia e filarsela in fretta. Così accade, cronaca del campionato di serie B che confeziona la prima caramella amara per la Signora di Torino. Era prevedibile, per chi segue le vicende del calcio, frequentando non soltanto San Siro, l’Olimpico o il Bernabeu. Al Romeo Neri la Juventus ha capito che la vita non è bella se la si affronta con la superficialità di ieri o con l’aria di vittimismo che accompagna da tempo il gruppo bianconero. Se la Juventus crede all’ingiustizia si ribelli giocando a calcio, soffrendo, sacrificandosi, lottando e lasciando ad altre figure l’eventuale compito di difenderla. Il pareggio di Rimini è una lezione salutare che andrà letta da Deschamps ma anche dai suoi calciatori più illustri, Del Piero fra questi, dai dirigenti che fanno défilé in tribuna e al campo di allenamento ma devono capire che non basta il cognome di una famiglia illustre per tenere in piedi la storia di una squadra. La Juventus di Rimini non garantisce un grande futuro a meno che non chiarisca in fretta gli equivoci interni (Camoranesi-Trezeguet) e affianchi a Deschamps e Secco un dirigente capace non soltanto di fare i conti ma di farli fare ai calciatori. Il resto, gli insulti e le provocazioni, l’accompagnano da sempre e non sono stati quelli a frenarne la corsa, anzi l’hanno stimolata sempre. Non c’è molto tempo per riflettere, basta però non pensare al passato ma tenere ben chiaro il presente.

Il futuro è davvero lontanissimo.

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