Cultura e Spettacoli

Colaprico tiene sempre Milano nel mirino

Tanti personaggi sgangherati ma credibili in un intrigo senza bravi questurini «alla Montalbano»

La sua è sempre stata una vita di confronti a muso duro, sia quando era in servizio nei carabinieri, sia adesso che sbarca il lunario come investigatore privato. I lettori che ritroveranno in azione Corrado Genito nel romanzo La donna del campione (Rizzoli, pagg. 388, euro 18,50), conoscono già molti lati oscuri dell’antieroe creato da Piero Colaprico, grazie alle precedenti storie Sequestro alla milanese e Kriminalbar). Genito «era stato anni all’Antisequestri, all’Antiterrorismo e aveva sparato in Medio Oriente, quando era passato al servizio militare e civile. Ora lavorava saltuariamente con gli americani e gli israeliani, qualche volta con i sauditi e i siriani, non era mai stato un santo o un cavaliere senza macchia, però gli scattava, immediata, la repulsione a chinare la testa di fronte ai criminali e ai terroristi».
Ora, in La donna del campione, deve ritrovare Elvio Bomber Wolfson, campione di Formula uno (con un passato di calciatore e organizzatore di incontri di pugilato e un presente di corridore e autore di bestseller) che è stato rapito e per il quale è stato chiesto un riscatto miliardario. A coinvolgere Genito nell’indagine sono l’avvenente starlette Maretta Zara (moglie del rapito) e il potente imprenditore Fulvio Helmut Wolfson, «magnate del mattone e presidente della Super M.» (squadra di calcio in ascesa). Lo vediamo quindi costretto a usare trucchi degni delle spie di Eric Ambler, quando mette in comunicazione il proprio ufficio con un altro appartamento grazie a opportuni lavori muratori, il che gli permette di avere sempre una via di fuga. E il nostro segugio non esita poi a organizzare, con un pugno di disperati amici, altri due sequestri che possano convincere i rapitori a liberare Bomber.
Ma se infrangere la legge può sembrare opportuno a Genito, pur di riportare l’ordine nella città di M., più esemplare è la condotta dell’ispettore di polizia Francesco Bagni, impegnato nelle indagini sulla misteriosa morte di una giovane prostituta e tallonato da un killer. Bagni è un ottimo poliziotto, un calcolatore, un razionalista, ma gli spettatori che avevano assistito quest’inverno al Teatro Verdi allo spettacolo Qui città di M., scritto da Colaprico per la regia di Serena Sinigaglia, sanno che la vita di Bagni era da tempo segnata. Sfregiata fin da quando un colpo di pistola sparato da un vecchio malavitoso di nome Tris lo aveva sfiorato in fronte. Accanto a Genito e Bagni, nel romanzo sfilano decine di volti che affollano la città di M.: sostituti procuratori, mafiosi, prostitute, imprenditori, starlette, piccoli e grandi criminali di periferia, poliziotti più o meno onesti.

L’intento è ancora una volta mettere al centro del mirino Milano, da Colaprico investigata più volte in romanzi e inchieste giornalistiche.

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