Colle Oppio, rissa tra emarginati

Alessia Marani

Massacrato a calci e pugni, ferito a coltellate nel petto, ridotto in fin di vita da un commando di connazionali ubriachi che volevano punirlo per non avere ceduto loro il posto migliore. Dramma della disperazione e della povertà a Colle Oppio dove l’altra sera un barbone indiano di 53 anni è stato aggredito da tre persone, due delle quali, S. P. E. e J. S., entrambe di 25 anni, sono già state bloccate e arrestate dai carabinieri. Motivo? Secondo i tre, l’indiano si sarebbe «impossessato» del giaciglio a cielo aperto migliore: quello più riparato dall’umidità e dal freddo, persino il più silenzioso e lontano dai rumori della strada. Un «lusso» di troppo in un mondo fatto di stenti e d’accattonaggio ai margini della vita sociale ma nel cuore della Roma millenaria che si affaccia sul Colosseo, giudicato imperdonabile. Una sentenza sommaria emessa in quattro e quattr’otto dal trio di stranieri ed eseguita con atroce violenza: prima le botte, una furia cieca che si scaglia contro il poveretto steso a terra, inerme; poi all’improvviso uno dei tre che estrae da una tasca un coltello a serramanico. I fumi dell’alcol lo inebriano. Affonda la lama nel petto e sul torace dell’uomo, ormai privo di sensi. La scena, però, fortunatamente non sfugge a un italiano che attirato dalle grida d’aiuto si accorge di quanto sta accadendo e dà l’allarme al 112. Pochi istanti e una pattuglia della stazione Celio è sul posto. Mentre l’ambulanza del 118 carica il ferito e lo trasporta d’urgenza all’ospedale San Giacomo, dov’è tuttora ricoverato in prognosi riservata. È caccia ai tre balordi. I militari non perdono tempo: perlustrano i viali che portano ai giardini e che scendono verso l’Esquilino e Termini. Individuano due uomini che corrispondono alla descrizione del testimone nei pressi della basilica di Santa Maria Maggiore. Quelli alla vista delle divise si danno subito a una rocambolesca quanto inutile fuga. Vengono subito acciuffati e portati in caserma. Ieri, ripresasi dal primo trauma, la vittima dal suo letto del Reparto di Terapia Intensiva li ha riconosciuti come i suoi carnefici inchiodandoli alle proprie responsabilità. Ora i due, rinchiusi nel carcere di Regina Coeli, dovranno rispondere di tentato omicidio in concorso. Ancora uccel di bosco, invece, il terzo aggressore.
Il fatto è accaduto intorno alle 2.30 della notte tra venerdì e sabato. Non è la prima volta che i giardini del Colle Oppio, il terrapieno che sovrasta la Roma antica, con la sua Domus Aurea, le Terme di Traiano e di Tito, sono teatro di episodi di violenza. La scorsa estate, ad agosto, una donna italiana di 37 anni, anche lei senzatetto, venne stordita, segregata e costretta a subire le sevizie di un manipolo di aguzzini per cinque giorni. Da allora il prefetto stabilì la chiusura dei cancelli di ferro d’ingresso al Parco dalle 21.30 della sera alle 6.30 del mattino. Del resto, il degrado di Colle Oppio, frequentato da romani e turisti di giorno, regno di sbandati ed extracomunitari al calar del sole, non era una novità, denunciato dai residenti e dai comitati di quartiere.


Intanto, con l’aggressione al 53enne indiano sale il bollettino di morti e feriti nelle quotidiane lotte tra desperados. L’ultima quella fra il 30 e il 31 ottobre a piazza San Giovanni della Salle, all’Aurelio, dove Sebastian Dlugosz, polacco di 35 anni, fu picchiato a morte da due suoi connazionali per un giaciglio e pochi spiccioli.

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