«A Colleferro viviamo su una polveriera»

«A Colleferro viviamo su una polveriera»

da Colleferro (Roma)

Un’esplosione, il via vai di sirene, il cordone delle forze dell’ordine attorno all’area dello scoppio. Così ieri mattina Colleferro è piombata nel terrore. Roberto Pignalberi, operaio di 35 anni, di Serrone, è morto, e altre 13 persone sono rimaste ferite. Teatro della tragedia la Simmel, fabbrica inglese che dà lavoro a 200 persone e che produce armamenti leggeri dopo aver tolto dal catalogo, secondo le dicharazioni rese dai vertici aziendali, altre produzioni più pericolose. Di altro avviso è il coordinamento dei sindacati riuniti sotto la sigla Sindacati dei lavoratori: «La Simmel Difesa non è una fabbrica qualunque: più volte in questi anni abbiamo unito la nostra voce a quella del coordinamento contro la guerra Valle del Sacco-Monti Lepini, che ha saputo esprimere in questi anni le preoccupazioni e l’indignazione del movimento per la pace per la presenza di una fabbrica sospettata di produrre le tristemente famose “cluster bombs” (bombe a grappolo) e armamenti al fosforo bianco. Anche se la direzione aziendale ha sempre smentito queste produzioni, ciò non toglie che le fortune di questa azienda dipendano in larga misura dalla guerra». Il sindacato è molto critico con un modello di sviluppo che ignora «benessere e crescita delle comunità, dialogo e armonia tra popoli e culture». Della necessità di riconvertire questo tipo di industrie parla anche l’assessore regionale all’Ambiente Filiberto Zaratti: «La drammatica vicenda riporta tristemente di attualità l’obbligo morale per le istituzioni di sostenere i processi di riconversione dell’industria bellica nel Lazio». Gli fa eco Maria Antonietta Grosso, capogruppo del Pdci alla regione Lazio che aggiunge: «Già nel 2005 avevamo presentato alla Regione una proposta di legge finalizzata a favorire i processi di disarmo e politiche per la pace attraverso anche la riconversione ad altre attività di fabbriche di esplosivo, presenti sul nostro territorio. Non è la prima volta che accadono nella nostra regione incidenti quale quello avvenuto a Colleferro e diventa, pertanto, doveroso attivarci per maggiori tutele dei lavoratori del settore e anche in tema di finanziarie nazionali per una forte riduzione delle spese indirizzate agli armamenti».
Il sindaco di Colleferro Mario Cacciotti, tra i primi a recarsi sul luogo della tragedia, dopo aver elogiato il comportamento dei soccorritori, ha annunciato che verrà proclamato il lutto cittadino. Cgil-Cisl-Uil territoriali hanno invece indetto per oggi lo stop di tutte le attività produttive del territorio di Colleferro di quattro ore nel primo turno lavorativo e una manifestazione in Piazza Italia a Colleferro, alle 9,30.
A Colleferro, soprattutto tra i più anziani, la memoria va al 29 gennaio 1938 quando un’esplosione ancora più tremenda di quella di ieri, in un’altra fabbrica di armi poco distante, causò la morte di ben 60 operai e il ferimento di oltre mille persone. La città ciociara, d’altro canto, ha sempre convissuto con la produzione di armi ed esplosivi in genere.

Basti pensare che negli anni della seconda guerra mondiale attorno a queste produzioni lavoravano 12mila persone, tutte esentate dal servizio militare. Ancora oggi a Colleferro molta gente ha impressione di sedere su un’enorme polveriera e il dramma di ieri ha riaperto vecchie ferite. E le polemiche sono destinate a proseguire.

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