Una collina molto pericolosa

Con l’estate arrivano sul grande schermo i film «horror» come «Silent Hill» di Christopher Gans. Per chi ama, invece, le commedie esce ora «Baciati dalla sfortuna»

Alessandra Miccinesi

Aeroporto di Newark, Gate 17. Sono le 8.41 del mattino e il Boeing UA93 rulla sulla pista pronto al decollo. Undici settembre, ultimo atto. Insieme con l’elaborazione del lutto da ieri è nelle sale United 93 film ispirato alla tragedia del World trade center. Come un pugno nello stomaco, il commovente docudrama dell’irlandese Paul Greengrass (Bloody Sunday) rievoca l’atroce giornata dell’11 settembre 2001 - intravisto dai monitor delle torri di controllo e poi amplificato dai media - partendo da un punto di vista più defilato: quello della cabina di pilotaggio del quarto aereo dirottato dal commando islamico che quel giorno avrebbe dovuto schiantarsi sul Campidoglio a Washington. E che, invece, grazie alla disperata reazione dei 44 passeggeri, i quali intuirono subito la drammaticità della situazione ribellandosi ai terroristi con spirito patriottico, precipitò senza clamori mediatici in un remoto angolo della Pennsylvania, a Shanksville. Dolore asciutto e cuore in gola sono le peculiarità di un film sincopato, diviso rigorosamente a metà: la prima parte pura documentazione, la seconda fiction. Quasi in tempo reale United 93 svela i tragici avvenimenti che quel giorno coinvolsero il personale di bordo e gli ospiti del boeing, compresi i tentativi (falliti) degli addetti dell’aviazione civile di rintracciare l’aereo fantasma e il ritardo nelle lacunose operazioni militari statunitensi. Greengrass ha realizzato lo script basandosi sulla trascrizione delle testimonianze (le telefonate fatte dai passeggeri ai loro cari prima dell’imbardata finale) raccolte dalle commissioni d’inchiesta e usate dal regista col consenso dell’Associazione delle vittime. Mozzafiato la sequenza finale che da sola vale il prezzo del biglietto (in 19 sale e in originale al Metropolitan).
Da un tormento reale a un incubo virtuale che sa di consolle: l’oscurità è l’Inferno e la nebbia il Purgatorio, ma per fortuna c'è il Paradiso. Ispirato all'omonimo videogame di culto diretto da Christopher Gans, e ambientato in un'atmosfera gotico-dark, è uscito ieri Silent Hill. Dramma di una madre (Radha Mitchell, attrice dell’alleniano Melinda e Melinda) la cui figlia sonnambula, affetta da un morbo mortale, può salvarsi solo sciogliendo il rebus di Silent Hill: oscura città avvolta in una fitta nebbia nella quale si celano orribili mostri. Inquadrature, montaggio, e alta tensione (il sangue scorre a fiumi) sono all’altezza del videogame. E c’è da giurare che quest'horror pensato per un pubblico giovane incollerà alla poltrona anche gli adulti (in 8 sale).
Si tira il fiato con la commedia Baciati dalla sfortuna diretta da Donald Petrie che racconta i destini incrociati (pronti a invertire la rotta dopo un bacio galeotto) di Ahley e Jake. Lei (Lindsay Lohan) è una brillante manager esperta in pr; lui (Chris Pine) uno sfigato addetto alle pulizie in un bowling.

Una notte, durante una festa in maschera, i due si scambiano un bacio che modificherà le loro sorti: a lei andrà tutto storto mentre lui farà decollare una carriera da produttore musicale. Ambientato nella romantica New York, il lieto fine è quasi da copyright (Andromeda, Gulliver, Savoy, Ugc Parco Leonardo).

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