Le colombe finiane impallinano i falchi: nessun partito

RomaStavolta, ammette più d’uno nelle file finiane, qualche pasionario ha fatto il passo più lungo della gamba. Finendo per mettere in difficoltà lo stesso leader.
Quei roboanti annunci sul «partito di Fini», che secondo pasdaran del calibro di Fabio Granata o Carmelo Briguglio sarebbe in procinto di nascere in quel di Mirabello (Ferrara), in occasione della Festa Tricolore che il presidente della Camera chiuderà il 5 settembre, hanno fatto subito scattare la controffensiva: «Se Fini fonda un suo partito, deve dimettersi: è incompatibile con la presidenza della Camera», ha avvertito ieri il ministro Sandro Bondi. E subito dagli esponenti più politici della pattuglia finiana ci si è affrettati a gettare acqua sul fuoco, mettendo al riparo da nuove polemiche l’ex capo di An. «Non c’è alcun partito all’ordine del giorno», taglia corto Silvano Moffa. «Sono cose infondate, fughe in avanti di qualcuno che non corrispondono alla realtà». Tutte le chiacchiere su simboli, nomi, possibili leader sono «fantapolitica agostana», spiega Moffa, meglio «restare ai fatti: c’è stata la nascita del gruppo parlamentare di Futuro e Libertà, ma nessuno ha intenzione di fare altro. Men che mai Fini». La festa di Mirabello sarà, semmai, «l’occasione per rilanciare il profilo riformista del centrodestra».
E il partito finiano «distinto e distante dal berlusconismo senz’anima», come promette lirico sul suo blog Granata? In Sicilia «molti spingono in questa direzione», ammette il viceministro Adolfo Urso, che ieri ha riunito nella sua casa nel catanese un nutrito gruppo di amministratori locali e deputati, e che immagina per Fli, nei confronti del Pdl, un ruolo simile a quello che hanno i “Tea Party” verso il Partito Repubblicano in Usa. «Qui siamo pronti a organizzare una forza politica che si riconosce in Fini», annuncia il coordinatore regionale di Generazione Italia, Pippo Scalia. Ed è già stato commissionato un sondaggio che dà risultati «promettenti», secondo Fli: un cartello composto da Fini, Casini e al governatore Lombardo batterebbe in Sicilia il Pdl col 34% contro il 32%. Ma lo stesso Urso frena gli entusiasmi: «In questa regione la situazione è del tutto particolare. La nostra intenzione, sul piano nazionale, è di cercare fino all’ultimo un’intesa nel centrodestra, e un patto di legislatura siglato da Berlusconi, Bossi e Fini. Questa è la strada maestra. Mentre andare a rotture e voto anticipato sarebbe del tutto irresponsabile».
I sondaggi, dunque, servono anche come deterrente contro chi spinge verso una resa dei conti nelle urne, «che a mio parere neppure Berlusconi vuole», ragiona il vice capogruppo finiano Benedetto Della Vedova, «perché è il primo a sapere che il Pdl rischia di cedere una sessantina di parlamentari alla Lega a Nord, e altrettanti al Sud». Il «partito di Fini», insomma, non c’è, non ha simboli nè nomi, e non ha intenzione di misurarsi in un voto anticipato. Se non costretto con la forza. Dalla festa di Mirabello, il 5 settembre, i finiani si aspettano piuttosto una prova di forza («Ci sarà una folla senza precedenti», promette Urso) e «un discorso politico di grande prospettiva», come dice il direttore di FareFuturo magazine, Filippo Rossi.

Nel quale Fini dovrà «indicare i connotati di una destra moderna, democratica, non barricadera e propagandistica, che non cavalchi le paure della gente». In vista di uno strappo definitivo o di una pacificazione col Pdl? «Non so - dice Rossi - ma di certo la campagna stampa del Giornale non ha aiutato e non aiuterà a ricucire».

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