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Colombia, narcotraffico verso la sconfitta

Cinque miliardi di dollari. A tanto ammonta l'investimento militare della Colombia per la lotta al narcotraffico e alla criminalità. E con risultati soddisfacenti se è vero che il commercio di cocaina, che già qualche anno fa era sceso al 69%, ora è al 38%. «La presenza militare copre tutto il territorio colombiano - dice il ministro della Difesa Camilo Ospina Bernal - con qualche difficoltà nella giungla amazzonica impenetrabile dagli elicotteri specie nella stagione delle piogge». Com'è stata possibile una riduzione così significativa della coltivazione di coca da 140mila ettari a 80mila? «All'inizio si è tentata la fumigazione con il diserbante Glifosato, operazione che va divisa in tre fasi ma se non si rispettano i tempi esatti è tutto inutile. Dunque si è preferita l'estirpazione, fortemente incentivata dal governo. Nel parco di Tayrona, nella fascia caraibica della Colombia, gli indigeni, pagati dal governo, estirpano la droga. Ma in tutto il territorio colombiano i contadini vengono retribuiti per questo e le loro mogli assistite con un sussidio, specie se dimostrano di accudire bene i propri figli. Così si interviene anche dal punto di vista sociale». E il terrorismo? «È tutto concatenato. Meno soldi derivano dal narcotraffico meno viene alimentato il terrorismo. Fino a qualche anno fa si registravano 2.000 rapimenti l'anno, nel 2005 si sono ridotti a 300 e si spera che quest'anno saranno molti di meno. Così per gli omicidi e per la piccola delinquenza». Quale sicurezza, oggi, per il turismo? « Il controllo capillare da parte dello Stato sulla criminalità garantisce un turismo tranquillo dappertutto, sia sulle zone costiere sia all'interno del Paese.

La sicurezza è frutto di una collaborazione tra cittadino e autorità: quando qualcuno vede qualcosa di sospetto deve denunciarlo alla polizia».

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