Colonnello torna in cella per aver eseguito gli ordini

Il colonnello dei carabinieri Maurizio Coppola che da oltre 60 giorni è agli arresti (prima in galera, poi ai domiciliari) per aver fatto parte di un’organizzazione criminale capeggiata dall’ex deputato Udc, Remo Di Giandomenico, che mai ha conosciuto e frequentato al pari degli altri presunti sodali, è stato arrestato nuovamente. Ieri sera. L’ordinanza che ripristina la misura cautelare in carcere, revocando all’istante gli arresti domiciliari, gli è stata notificata nella sua abitazione dalla stessa procura di Larino che nei giorni scorsi era stata violentemente attaccata da un gruppo di parlamentari della Cdl che aveva parlato di arresti facili e accanimento nei confronti di Coppola. L’origine dell’ennesimo colpo di scena dell’infinita indagine Black Hole non si conosce, ma è destinato a non restare il solo. Secondo indiscrezioni sarebbero indagati altri ufficiali e sottufficiali dell’Arma che avrebbero avallato la versione del comandante provinciale dei carabinieri di Campobasso, e sotto inchiesta vi sarebbero anche alcuni avvocati. A far gridare allo scandalo, oltre a qualsivoglia riscontro diretto o indiretto sui rapporti tra il colonnello, Di Giandomenico e i componenti di punta di questa presunta associazione criminale, era stata la constatazione che la maggior parte degli addebiti mossi all’ufficiale erano addirittura precedenti al suo insediamento a Campobasso. E che tra le accuse meritevoli d’arresto - secondo la procura - vi fossero addirittura le scelte di comando di Coppola che aveva preso posizione in merito a una disputa a colpi di carta bollata tra un suo sottufficiale (ritenuto affiliato al gruppo criminale) e il capitano che per conto della procura aveva svolto la doppia tranche della «Black Hole». Carlo Giovanardi dell’Udc era stato sferzante in conferenza stampa. «Non esiste il pericolo di fuga, di reiterazione del reato, di inquinamento delle prove. Le motivazioni che tengono agli arresti il comandante - aveva detto l’esponente della Cdl il 3 luglio - sono pittoresche a dir poco fantasiose. Leggendo le imputazioni, giuro, ancora non ho capito di quali reati si sarebbe macchiato quest’uomo. Coppola è arrivato per la prima volta in Molise nel 2005 senza conoscere nessuno, era estraneo alla realtà locale. È stato arrestato per dei provvedimenti interni all'Arma, assunti sempre con l’avallo gerarchico dei superiori. La cosa agghiacciante è che d'ora in poi un trasferimento o una promozione non solo sono penalmente perseguibili, ma addirittura possono portare in carcere. È pazzesco! In carcere ci stanno i delinquenti, non i carabinieri».
Un atto d’accusa violento, diretto al magistrato responsabile dell’arresto Nicola Magrone, e ribadito anche da Filippo Ascierto di An: «Ho fiducia nella giustizia ma non in tutti gli uomini che la rappresentano. Lo dico con l’orgoglio di un carabiniere ferito che vede un onesto ufficiale agli arresti e tanti ladri e banditi a spasso per le nostre città.

Forse a Larino non c’è granché da fare, ma non posso non criticare l’accanimento su uomo delle istituzioni con annesso ritorno pubblicitario per l’inchiesta». Lì per lì la procura non ha aperto bocca, ieri sera è arrivata la risposta.

gianmarco.chiocci@ilgiornale.it

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