«Colpa del sindaco se Genova perde anche Amga»

«Colpa del sindaco se Genova perde anche Amga»

Minaccia di saltare, «vittima» in qualche modo della guerra manager-sindaci, l’aggregazione delle ex municipalizzate liguri, piemontesi ed emiliane - cioè: Iride (Amga Genova e Aem Torino), Hera (le aziende pubbliche di Bologna, Modena e Ferrara) ed Enia (quelle di Reggio Emilia, Parma e Piacenza) -, ma soprattutto mette clamorosamente a nudo le contraddizioni che stanno alla base di un progetto nato male e condotto peggio con l’obiettivo di «rispondere» alla forza del colosso del settore multiutility, «A2A». In vista della scadenza del 30 settembre, fissata a suo tempo per definire l’aggregazione, si registra la volontà del management delle società, protagonista finora della trattativa, di far passare la data senza decidere lasciando mani libere agli azionisti di riferimento (che sono le amministrazioni comunali). Intanto il sindaco Marta Vincenzi dichiara di «non drammatizzare per lo sviluppo degli eventi», smentisce qualsiasi tipo di frizione con il presidente di Iride Roberto Bazzano, riafferma il ruolo degli azionisti a dire l’ultima parola e pone come centrale la questione del concambio. «Come azionisti, anche in vista del rinnovo delle amministrazioni - sostiene Marta Vincenzi - abbiamo chiesto che si potesse avere un quadro veloce di riferimento entro il 30 settembre. Ora bisogna che entrino in campo i Comuni». Infine, un accenno al «fantomatico» piano industriale. «Non è vero che non c’è - giura il sindaco -, ma ci sono elementi di approfondimento che stanno andando avanti e indietro tra azionisti. La questione della contendibilità la considero superabile, ho rispetto a questo un atteggiamento pragmatico. Il vero tema è quello del concambio che segna le ricadute sui bilanci comunali».
Argomentazioni che non convincono affatto il consigliere comunale di Forza Italia, Alberto Gagliardi, secondo cui «le aggregazioni delle ex multiutilities si fanno se si ottiene una ricaduta positiva, in termini di minori tariffe e di miglioramento del servizio, a favore dei cittadini-utenti. Non devono essere semplici operazioni finanziarie. Ma quello che si intravede, nel caso in questione, non incoraggia di certo». Per questo, Gagliardi chiede al sindaco «una seduta di consiglio comunale dedicata esclusivamente alla situazione di Iride, e alle conseguenze che si andrebbero a configurare in caso di concentrazione con altre ex municipalizzate». L’assemblea di Tursi, spiega l’ex sottosegretario agli Affari regionali, è la sola deputata a dibattere e pronunciarsi «avendo attribuiti per legge poteri di controllo e indirizzo. Del resto i cittadini, per salvarsi dalla tirannia del potere pubblico, non possono essere garantiti da qualsivoglia Authority dei servizi, come vorrebbe la sindaco, né da altri soggetti come il Difensore civico. Occorre che in consiglio comunale - conclude Gagliardi - vengano resi pubblici obiettivi, strategie e caratteristiche del piano industriale alla base delle eventuali concentrazioni. Amga era una delle poche realtà industriali controllate da Tursi a funzionare egregiamente.

Non vorremmo che tutto questo movimento si risolvesse, per Genova e i genovesi, nella solita perdita di risorse industriali e occupazionali come già accaduto in passato con Ip, Eridania, Elsag Bailey e altri. Sulle spalle, anzi sulle bollette dei cittadini!».

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