COLPI D’ALA E COLPI DI SCOPA

Il comportamento degli italiani sta diventando prevedibile. Quelli della sinistra vanno tutti a votare sempre, quelli della Casa delle Libertà ci vanno se si sentono all’ultima spiaggia. Altrimenti vanno alla spiaggia. A bocce ferme si scopre che le bocce sono effettivamente ferme: Roma è veltroniana com'era, Torino chiampariniana e persino Napoli alla fine non ha saputo darsi il colpo di reni ed è rimasta là. A Milano è stato diverso: ed estenuante con una sofferta ma decisiva vittoria della Moratti, la nostra lady di ferro. Ed è solida come prima la Sicilia dove Salvatore Cuffaro ha vinto di nuovo frustrando le ambizioni di chi portava Rita Borsellino, persona degnissima, ma usata strumentalmente. Ma voglio segnalare un esempio di come si fa a vincere, un esempio minimo nei numeri ma massimo nel metodo: quello di un candidato di Forza Italia che ha strappato con il 60 per cento dei voti Pusiano, detta «la Stalingrado della Brianza». Il vincitore si chiama Andrea Maspero, di Forza Italia. Perché parlarne? Maspero ha usato gli stessi sistemi collaudati dalle sinistre: il porta a porta, la discussione in piazza con gli elettori e il presidio in maniera ferrea dei seggi elettorali. Così si vincono le amministrative.
La vittoria della Moratti ci ha riempito di gioia, è stata un inferno di colpi di scena, ma ci ha fatto godere anche perché solo per Milano Prodi si era sbilanciato dicendo che non si governa senza Milano e contro Milano. Non si governa l’Italia avendo contro Milano e la Sicilia, come non si governa il Parlamento con un pugno di voti frodati all’estero, avendo contro tutte le regioni del nord più il Lazio e la Puglia.
Il numero dei votanti come tutti sappiamo è stato basso perché gli elettori del centrodestra non si mobilitano in maniera disciplinata, ma per vie umorali. E molti si sono depressi per la beffa del 10 aprile. Sia Alemanno che Buttiglione si sono rivelati quel che si sapeva: ottimi candidati di bandiera che non correvano per vincere pur avendo le qualità della vittoria, ma per dimostrare che la battaglia andava fatta. Un genere di duello che non ci convince, mentre il duello di Malvano contro Iervolino a Napoli è stato combattuto con un impegno generoso ai limiti della follia creativa di Berlusconi. Un pezzo di bravura, ma finito con una sconfitta. Considerazioni? I candidati sindaci delle grandi città vanno preparati da piccoli e con personalità di fama nazionale.
Tutti oggi dicono e ripetono che in particolare Forza Italia non è radicata nel territorio. Basta con questa solfa. È vero, riparare. È l’ora, per i nostri gusti, del dies irae, del colpo di scopa, della sostituzione rapida e non del tutto indolore di quelle classi «digerenti» locali che hanno impedito la crescita delle classi dirigenti. Per non parlare poi della nausea che la gente ha delle lotte a coltello fra gruppetti rabbiosi e ridicoli. Noi pensiamo che il mito, fondato, della solidità amministrativa delle sinistre sia battibile come nel caso di Pusiano se si mette in campo gente stimata e con la schiena dritta.
È poi ora, leccate le ferite, di pensare al referendum. La Cdl deve decidere se vuole dar prova di volerlo vincere all’ultimo sangue chiamando la sua gente, malgrado il caldo, allo scontro frontale. Oppure se vuole fare finta.

Noi suggeriamo la linea dura che espone a rischi ma che rilancia la coalizione perché questo è l’unico modo per far vedere agli elettori che c’è la volontà di fondere idealismo, competenza e intransigenza, qualità che si sono viste troppo poco a questo giro.

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