Il colpo L’Inter frena il declino italiano Madrid s’avvicina

E adesso occhio a Miccoli. Non c’è il tempo per godersi la dolcissima serata di Stamford Bridge che bisogna rimettersi in viaggio verso la Sicilia, destinazione Palermo, crocevia di un altro duello rusticano che rischia d’incendiare i prossimi dieci turni del campionato. Un tempo, prima della frenata Inter e dei veleni sparsi da Mourinho, considerato chiuso, sepolto sotto i cumuli di gol di Milito e delle perfomances dei morattiani e invece riaperto dall’inattesa marcia d’avvicinamento del Milan senza Kakà, ma tenuto in vita da Ronaldinho. Forse c’è appena il tempo per segnalare il valore dell’impresa realizzata al cospetto del Chelsea. Che non è oro colato solo per l’Inter, finalmente liberatasi dalla maledizione Champions. Neanche la designazione dell’arbitro tedesco Stark, presentato domenica sera come «il gatto nero» sulla strada dei neroazzurri a causa dei suoi precedenti (Valencia ecc.), può costituire un ostacolo. Semmai, visto quel rigore ignorato nel primo tempo (trattenuta da rugby di Thiago Motta su Ivanovic), è un simpatico viatico verso lo sbarco dei quarti di finale così da far pensare a una sorta di par condicio del destino: quel che gli tolgono gli arbitri in Italia, le restituiscono, con gli interessi, i fischietti di Platini.
E adesso occhio a Miccoli. Dopo aver dato un’occhiata sia pure distratta alla famosa classifica Uefa, puntellata appunto dall’impresa di Mourinho e dei suoi eroi, dalla stoccata di Eto’o, lo spadaccino di due finali targate Barcellona, conquistatore di Londra. C’è una sola squadra made in Italy superstite in coppa Campioni, tra le magnifiche otto e quella squadra si chiama Inter, da 45 anni insegue la chimera di riconquistare la coppa dalle grandi orecchie, comanda senza storia in Italia e può far dimenticare la retrocessione della Juve in Europe league, l’osceno sgambetto di Ovrebo subito dalla Fiorentina o il terribile castigo inflitto dal Manchester al Milan meno competitivo degli ultimi tre anni. Inutile nascondersi dietro un dito: il calcio italiano è conciato, rischia di farsi risucchiare dal concorrente tedesco e di perdere addirittura una poltrona per la futura edizione della Champions. Perciò quella prova di ieri sera a Stamford Bridge sembra il manifesto calcistico della nuova Inter oltre che la laurea consegnata sulle spalle di José Mourinho, il vate di Setubal, giunto nel suo vecchio stadio, davanti ai tifosi che non l’hanno dimenticato né abiurato, per artigliare il successo più luccicante della sua carriera interista.
Occhio a Miccoli d’accordo, occhio anche al Milan che pure viaggia a fari spenti e con qualche ferita da rimarginare, ma fino a sabato sera c’è il tempo per gustare la gioia degli interisti arrivati a Londra in processione con i vessilli e gli stendardi.

È una gioia che tracima dalle tribune dello stadio londinese verso la panchina di José e dalle tv verso le strade di Milano dove cantano l’inno della pazza Inter. Sembra abbia messo giudizio, in Europa. Finalmente. Madrid non è così lontana.

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