COLPO DI LEADERSHIP

Silvio Berlusconi, ieri, ha dato un colpo d’ala al progetto del grande partito italiano dei riformisti e dei moderati. Dopo mesi di riflessioni condotte da vari gruppi di lavoro occorreva la sintesi e l’indicazione dei nuovi passi da compiere. Ci voleva un colpo di leadership.
Ha detto cose importanti. Primo. Entro luglio un incontro non come sede costitutiva, ma per decidere insieme il percorso. Secondo. La nuova formazione politica non può sorgere solo da un accordo tra le direzioni dei partiti esistenti, ma deve aprirsi a tutte quelle individualità e associazioni che possono riconoscersi nel nuovo «partito». Terzo. Si potrebbe anche pensare - ha sostenuto il leader del centrodestra - a una lista unica anche nella parte proporzionale dove accanto al nuovo simbolo della nuova formazione compaia, nei singoli casi, il simbolo del partito storico di appartenenza del candidato: questo per non perdere un solo voto che c’è già e conquistare quelli che ancora non ci sono. Quarto. Questo passo storico è fatto per consolidare la democrazia dell’alternanza e dare solidità, contenuti e programma culturale a questi dieci anni che ci stanno alle spalle.
Si tratta di una iniziativa molto importante che, per come è stata pensata e detta, può significare la svolta vera del centrodestra in Italia. In essa trovano risposta varie questioni che sono state sollevate da varie personalità della coalizione che oggi è al governo. Si risponde al deficit di democrazia, si risponde alla necessità di un allargamento teso a far confluire diverse culture politiche intorno a contenuti unitari, si risponde alla necessità di non lavorare in laboratorio, nelle segreterie dei diversi partiti, ma avere il coraggio di aprirsi alla società. C’è un grande punto di forza che ha il centrodestra rispetto al centrosinistra. Può formulare e portare avanti riforme che interessano la maggioranza degli italiani. Disoccupati, piccole e grandi imprese, artigiani, commercianti e agricoltori, professionisti, lavoratori a tempo indeterminato, lavoratori che usufruiscono di altre forme di contratto, lavoratori ed economia sommersi, pensionati. Insomma, forza lavoro più pensionati. Tutti questi hanno bisogno delle stesse riforme che spostino la gestione del reddito dallo Stato ai privati, che coinvolgano la società civile nella gestione delle reti sociali di protezione degli svantaggiati, che iniettino nella società italiana forti dosi di concorrenza. Il centrosinistra questo programma, ad oggi, non lo può sostenere. La coalizione di centrosinistra punta su altro: sulla capacità di controllo sociale: sa di potere fare quelle riforme che sono accettate da chi controlla la piazza.
L’altra sera chi scrive ha partecipato a un incontro al Piccolo Teatro di Milano con Marcello Pera, un laico aperto alle ragioni dei cattolici, e Roberto Formigoni, un cattolico aperto alle ragioni dei laici. Tutti e due aperti alla società e a tutto ciò che in essa si muove perché consapevoli che lì si annida il futuro legittimo del Paese. È stato un incontro con grande partecipazione.

È stato fatto proprio nella linea che dicevamo sopra: ripartire per vincere nel 2006 proponendo alla società quello che la società stessa può suggerirci solo se verso di essa orientiamo il nostro ascolto. Chi opera così lo fa perché crede che non ci sia nulla da inventare, ma che ci sia da scoprire il futuro del Paese nel Paese stesso, nelle sue culture, nelle sue individualità, nelle sue organizzazioni.

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