Scusi dottor Piero Volpi, ma perché come medico e fiduciario dellAssociazione Calciatori non vieta ai suoi associati il colpo di tacco che tanti danni provoca, vedi lultimo di Osvaldo?
«Purtroppo il colpo di tacco fa parte del gioco, ma il rischio è alto».
Perché provoca danni così rilevanti?
«È un gesto particolare di cambiamento dellazione muscolare che dallestensione passa in velocità alla flessione, portando a un movimento repentino dei muscoli flessori. E spesso danneggiandoli, anche perché simili episodi si verificano quasi sempre a fine allenamento, come il caso di Osvaldo, quando la muscolatura è affaticata. È come se fosse arrugginito il sistema servo-sterzo di una macchina e per una frenata lauto sbanda. Anche i calciatori sono in corsa, invertono il movimento, frenano e si fanno male».
Ricorda qualche esempio simile?
«So di Pato laprile scorso, quando ero allInter di Dalmat che si procurò un grave danno e del bolognese Eneas quando giocavamo insieme. Ma nelle serie minori fatti del genere sono numerosi. È un po come il tuffatore che nel salto mette un coefficiente di difficoltà maggiore».
Tempi di ripresa?
«Dipendono dal grado dellinfrazione muscolare, se di primo, secondo o terzo grado. Il movimento brusco ha provocato a Osvaldo, almeno da quello che ho sentito, un secondo grado, con tempi di recupero sulle otto settimane.
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