Zitti e Mosca. L’Inter vince con un colpo di Zarate che fa rima con karate. Un guizzo, un balzo secco, un bagliore di luce e follia: tutti attoniti, lo stadio da 80mila anime che ricasca sulle sedie. Proprio lui, nanerottolo impertinente, l’ultimo arrivato con quel frusciare da zanzara fastidiosa, ha richiamato la tradizione che vuole i nerazzurri sempre vincenti a Mosca con il Cska. Poteva essere serata da gran spolvero, se l’Inter non amasse rituffarsi, di tanto in tanto, nella sua pazzia: vinceva 2-0 poteva bastare e forse andar meglio. No, solo con la sofferenza si va al potere. Il tifo nerazzurro ben conosce la storia e, probabilmente, non se ne stupisce più.
Due papere difensive (una di Julio Cesar, l’altra di Lucio) hanno rimesso al brutto il risultato. L’Inter aveva assoluto bisogno di conquistare tre punti, dopo l’imbarazzante sconfitta con i turchi. Due a due e tutto da rifare, finchè non si è fatto largo Zarate Kid. Uno, due, tre tiri, poi finalmente il colpo a far la differenza, un furetto tra anime lunghe per lasciar piede nella storia: prima rete in nerazzurro, gol vittoria per questa squadra tornata EuroInter aggrappandosi al carattere, ripescato dall’anima della Special Inter.
Il Normalizzatore stavolta aveva chiesto di essere un po’ meno normali, l’occasione voleva anche colpi di genio e impertinenza. Pazzini lo ha fatto capire subito, entrando in campo con la grinta di un tigrotto affamato. Nagatomo e Chivu hanno corso e lavorato sulla fascia, creando la differenza per soffrire di meno e metter i russi in difficoltà. Ranieri si è fidato di Alvarez e non ha sbagliato: Paz, all’inizio, se lo sarebbe mangiato per tre passaggi sbagliati. Ma l’argentino era ben istruito, il castigo in tribuna deve essere servito: si è sacrificato, si è inserito tra le linee sfruttando le qualità tecniche e fisiche. Non sarà uno Zidane, ma ricalca il gioco del ruolo. Oggi sembra un normalizzatore del centrocampo, un Pirlo meno esperto e bravo, passaggi corti e semplici, pronto a far girare la palla alla svelta. Se cresce...
Ieri perfino Zarate è diventato mister Provvidenza, forse ispirato dalla vena gladiatoria di Cambiasso e dall’atmosfera creata da Ranieri: grande coesione, tutti pronti ad aiutarsi. Ad un certo punto squadra spudoratamente argentina: sei in campo dall’inizio della ripresa. Gente tosta, ma non sempre vincente. L’Inter ha sofferto l’inizio partita, ma è stata abile nel prendere ritmo e campo. E sono state occasioni da gol: tre in un quarto d’ora. Il primo cross di Alvarez ha prodotto lo sconquasso nell’area russa e Lucio, baciato dalla buona stella, ha calciato fuori trovando un avversario a correggere il tiro in rete. Sarebbe stato da incalliti peccatori sprecare la strizzata d’occhio. L’Inter ha capito e sfruttato. Vagner Love, cantore di un altro calcio, violaceo rasta nei capelli, suonava una delle sue ultime sinfonie a Mosca. Doumba per un po’ ha fatto la parte del ragazzo tutto pepe, impreciso nella mira. Le punizioni di Dzagoev mettevano soggezione, ma dopo 23 minuti l’Inter era già sul 2-0 grazie all’accoppiata fra il cross di Nagatomo e la sberla facile di Pazzini.
Poi la sofferenza. La paratona di Julio Cesar, dopo mezzora, ha annunciato pericoli concretizzati al terzo minuto di recupero con la punizione di Dzagoev che, ancora una volta, metterà in imbarazzo i ricordi del portiere brasilero, mal piazzato. Un tiraccio di Pazzini creerà un problema in più: colpo al tallone e dubbi per ritrovarlo in campionato. L’Inter passerà brutti momenti: la forza fisica, ed anche tecnica, dei russi l’ha costretta talvolta alla trincea. L’ennesima fasullaggine difensiva di Lucio l’ha riportata alla parità. Anche se la squadra, pur faticando, aveva rischiato di segnare il terzo gol.
Ma stavolta il pallone aveva già deciso tutto. Nemmeno 60 secondi ed ecco sbucare il Kid: colt calda e piede preciso. Questo è un segnale.
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