Non credo possa fregare qualcosa a nessuno, in Italia e nel mondo, a parte al Sole 24Ore e a Repubblica dove sono insediate le lobby einaudiane e minimumfaxiane, ma sappiate che venerdì pomeriggio, nella sede romana della casa editrice Laterza, si sono riuniti «i giovani» scrittori più importanti della generazione TQ. Vale a dire: dopo gli under venti, gli under trenta, gli under quaranta, la lost generation, la X generation, la generazione Zero e via via degenerando, TQ starebbe per trentenni-quarantenni, cioè quasi chiunque, perché chi aveva meno anni o troppi per rientrarci era definito un quasi TQ o un ex TQ e era lì lo stesso a parlare, quindi è TQ anche mia nonna.
Questi orribili TQ erano seduti intorno a un tavolo quadrato, molti altri TQ in piedi, accalcati intorno, altri affacciati a dei soppalchi come zombie Muppets, appesi come scimmie alle balaustre, sembrava di essere a una riunione di studenti maoisti degli anni Settanta e tutti molto fuoricorso, più Q che T, e cera pure qualche altra testa di C infrattata, tanto erano tutti uguali. A esordire è stato il TQ Giuseppe Antonelli, «Questa è la nostra Woodstock!», e rendendosi conto dellimmondo carnaio nello spazio soffocante ha preannunciato un secondo incontro in luogo più consono, «magari in un agriturismo».
Il TQ Antonio Scurati è stato invitato «ad aprire le danze», e senza farselo ripetere le ha aperte attaccando il disco dello «stigma della generazione», anzi una serie di stigmi da suicidio: «una generazione traumatizzata ma senza traumi», «una generazione deprivata del reale in senso lacaniano», «una generazione deprivata di tutte le caratteristiche dellesperienza vissuta», «una generazione deprivata in senso tecnico», non si capisce dove sia cresciuto Scurati tra tante deprivazioni, sembrava un romanzo di Hector Malot riscritto da Nichi Vendola. Comunque una generazione, la TQ, deprivata dallessere «passata da bolla speculativa a bolla speculativa», dove il tempo è scandito da un trionfo dellimmaginario, nel dilagare della televisione commerciale, tra maligne sottrazioni, promesse ingannevoli, bipensieri obbligati, discrasie di qua e di là, disparità ovunque, nellillusione tradita che il benessere dovesse progredire e invece no, «ci siamo troppo alfabetizzati sul versante diagnostico», e tanto infine, «siamo incapaci di trovare soluzioni, lOccidente è finito, i diritti sono sgretolati», amen.
Al che il TQ conduttore Antonelli ha sintetizzato il concetto: «Ci troviamo tutti con la cucina Ikea, infatti...», ora pure questi ce lhanno con Ikea, non bastava quel post TQ cattolico di Giovanardi, e intanto passa la parola alla quasi TQ Federica Manzon. La quale si domanda dove siano finiti gli intellettuali, «perché lintellettuale si vergogna?». Richiamandosi a Sartre perché oggi ci sono troppi esperti, «ma lesperto può solo inventare la bomba atomica, mentre lintellettuale può dare le soluzioni» e forse ha ragione, perché chiunque in quel momento avesse sparato un missile intelligente sulla Laterza sarebbe stato meritevole di Nobel, e invece bombardiamo Gheddafi, che al cospetto dei TQ è James Joyce. In ogni caso, ha precisato la quasi TQ Manzon, «non ci sono più intellettuali in grado di inventare nuovi lessici, il lessico lo hanno inventato le generazioni precedenti». Non ci sono più intellettuali tranne uno, di cui però siccome anche lacustica era di merda non sono riuscito a sentire il nome, così chiedo a un TQ lì vicino e mi risponde «Wollmann», non sono convinto, allora chiedo a un altro TQ e mi dice «Baumann», un altro «Barman», mentre una signora ultraTQnaria mezza sorda chiede addirittura a me e le rispondo «Batman», sarà senzaltro lui.
Quando parla il TQ Giorgio Vasta capisco che purtroppo è solo Giorgio Vasta, così pallido e chiaro e completamente calvo lavevo preso per lOsservatore del telefilm di fantascienza Fringe, il mio preferito, e speravo fossimo nelluniverso alternativo sbagliato, però poteva essere anche il figlio dellonnipresente Alberto Gaffi Editore in Roma, seduto vicino allonnipresente Marco Cassini, editore di minimum fax in Rome. Per la cronaca il TQ Vasta ha raccontato un episodio terribile: «Tutti ricorderanno il senso di imbarazzo vissuto a Roma cinque mesi fa, durante il convegno sullantropologia berlusconiana. Quando si è arrivati alle ultime battute dal pubblico si è alzato un signore e ha detto sì, ma cosa dobbiamo fare? e tutti se ne sono andati. Noi siamo qui per non ripetere questo errore». Ci si deve insomma emendare da «questo atteggiamento autotrofo dove le intelligenze divorano se stesse dentro questa necropoli demistificante».
Insomma, era tutto molto deprimente e deprivato, ho rimpianto perfino le prediche paternalistiche di Aldo Busi che mi scrive per dirmi quanto gli faccio pena quando mi vede in televisione, e a proposito di televisione ha preso la parola Nicola Lagioia, il TQ di punta di minimum fax, per domandarsi: «Perché la televisione pubblica non ci intervista mai? Vorrei dire ai miei compagni di viaggio: possiamo organizzare un gruppo di pressione, una forza contundente che finora è mancata? Questa generazione è capace di migliorare lecosistema in cui viviamo?». Un modello di buona televisione sarebbe la trasmissione di Baricco: «Mia zia, guardandola, ha scoperto Cechov». Bel ragionamento, ma senti: per far divertire la zia di Lagioia bisogna ciucciarci tutti Baricco. La TQ Elena Stancanelli vuole impiegare gli scrittori nella scuola pubblica, unaltra, unautrice Fandango, la TQ sanguinetiana Gilda Policastro, accusa quelli della generazione dei Sessanta di non aver portato nulla, ma è così sexy che ho unerezione inaspettata e continuo a fissarla incantato mentre intorno si dibatte sul ricambio generazionale mancato e sulle strutture e le sovrastrutture e la società civile eccetera eccetera, finché non ce la faccio più e cerco una exit strategy, per esempio luscita.
Mi sono perso cosa aveva da dire il TQ Christian Raimo, il più disperato, con la mani sulla fronte e chino su un bloc-notes di appuntini scribacchiati, ma in compenso, uscendo, ho incrociato lo sguardo mozzafiato della sorella Veronica Raimo, e lei mamma mia quantè bella, è proprio vero che la genetica a volte non significa niente. Invece il mio amico Mario Desiati, candidato vincente allo Strega per Mondadori, non lho incontrato, però ho saputo che cera, a parlare tra i TQ, gli scrivo un sms e alle dieci e mezza di sera è ancora lì, poverino, e mi risponde lapidario «Agghiacciante».
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