Il comandante che salvò le vite di passeggeri ed equipaggio

Grenada, Mar dei Caraibi: un paradiso tropicale, amato e ambìto dai turisti di ogni nazionalità. Ora come allora, 1961, una giornata solare di ottobre. La turbonave «Bianca C.», da due anni in dotazione alla flotta Costa, gioiello di famiglia degli armatori genovesi, è in partenza dai moli del porto di St George’s che traboccano di gente che va e gente che viene, spensierata come può esserlo chi si lascia contagiare in vacanza dalla tipica allegria sudamericana.
All’improvviso, un boato squarcia le banchine del porto: è l’effetto di una violenta esplosione a bordo della nave italiana. Il motore di sinistra prende fuoco, l’incendio diventa sempre più violento. Le fiamme fanno presto, prestissimo a propagarsi alla sala macchine, e subito dopo all’intero scafo.
È panico fra i 362 passeggeri che si erano appena assiepati alle ringhiere per salutare amici e parenti al momento del distacco dalle banchine. Non è panico, invece, fra i 311 membri dell’equipaggio, a cominciare dal comandante, il genovese Francesco Crevato, che non perde un istante e dirige le operazioni di sgombero dei vari ponti. Intanto la nave si inclina, e va verso l’inevitabile naufragio. Ma tutte le persone a bordo, rapidamente, ma anche ordinatamente lasciano la «Bianca C.» e guadagnano la salvezza sulle scialuppe di salvataggio e sulle barche che gli stessi abitanti di Grenada mettono in acqua, prodigandosi con altruismo nonostante il rischio di altre esplosioni.
Al termine di questa straordinaria dimostrazione di generosità e capacità, si conteranno solo tre vittime dello scoppio originario, il genovese Natale Rodizza, 33 anni, secondo ufficiale macchinista, lo spezzino Umberto Ferrari, 50 anni, fuochista, e il napoletano Antonio Belcastro, 29 anni, secondo ufficiale di Macchina. Gli altri, passeggeri e personale, tutti salvi in meno di un’ora dall’esplosione.
Una pagina triste, eppure anche edificante, della storia della navigazione, per come è stato condotto e portato a termine un salvataggio tanto complesso, oltre che per il concorso di solidarietà offerto dai «grenadini» . Di tutto questo si tornerà a parlare oggi, diffusamente e con immutata riconoscenza e ricordo delle vittime, nella cerimonia in programma al Santuario di Montallegro di Rapallo, a partire dalle 10, nel 50° anniversario del naufragio.

Al raduno, organizzato dall’«Eugenio Club» grazie all’impegno di Giovanni Costa, Aldo Buongarzone, Carlo Cian e Vittorio Anselmi, prenderanno parte, fra gli altri, anche Benedetto Pellerano, superstite dell’evento, il sindaco di Rapallo Mentore Campodonico, monsignor Giacomo Martino, don Salvatore Orani e altre autorità civili e militari.

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