Il comizio disperato di Gianfranco

RomaFini parla da un pulpitino quadrato due per due in mezzo a giovani e non, in quel di Bari. Al congresso di Generazione Futuro comizia in piedi, abito color grigio tristezza, e gira, gira, gira. Gira tanto su se stesso per guardare la platea che lo circonda, che alla fine perde la testa. Ormai il finto aplomb del presidente della Camera è gettato alle ortiche e così parte l’attacco. Visibilmente scosso dalle continue fughe dal Fli, Fini scalcia chi lo ha abbandonato. Sempre più solo, parla della sua avventura con astio: «La nostra è una camminata lunga, faticosa, in salita, contraddistinta da qualche titubanza - predica in stile Obama -. Qualcuno è tornato da dove era partito. Qualcuno, che a Milano c’era, adesso è tornato nel gregge». Pausa. «Belante». Insomma, chi non lo ha più seguito nel furore antiberlusconiano e nell’azzardo terzopolista è tacciato di essere una pecora. «Probabilmente è così impaurito dall’idea di non essere più deputato un domani, da essere pronto perfino a dire che il governo Berlusconi-Scilipoti è un governo che va sostenuto perché è il miglior governo della faccia sulla terra». Ce n’è anche per i tanti futuristi scettici: «C’è chi ha un perenne mal di pancia e la testa rivolta indietro». Una conferma che gli adii non sono finiti.
Giù applausi dal parterre inginocchiato al cospetto di Gianfranco; pioggia di critiche, invece, da chi la traversata nel deserto senza bussola non se l’è sentita di farla. In primis il senatore Viespoli che va giù duro: «Prima di parlare di dignità e correttezza comportamentale, Fini farebbe bene a ricordare l’antica massima che dice “non chiedere mai agli altri quello che prima non hai chiesto a te stesso”». Più esplicito: «L’unico tra quelli che hanno aderito o lasciato Fli a non abbandonare una poltrona istituzionale o di governo è stato l’onorevole Gianfranco Fini». Più severo il senatore Saia: «Fini ha ucciso uno splendido progetto. Decide tutto in solitudine non tenendo conto delle opinioni diverse e dei mal di pancia, non cerca il colloquio ma ti insulta e se ne infischia di chi la pensa come lui». E anche Moffa respinge l’accusa di essere una pecora: «Ha perso un’altra occasione per stare zitto... Da chi è presidente della Camera ci si aspetterebbe un comportamento diverso e toni meno offensivi. Ma evidentemente la sindrome della sconfitta del 14 dicembre, sta facendo perdere a Fini anche la capacità di controllo». Fin qui gli ex futuristi. Gli altri esponenti della maggioranza, invece, mettono in luce l’anomalia di un presidente della Camera che insulta i parlamentari. «Nessuno dei suoi predecessori ha mai neppure pensato di poter comportarsi così», dice il sottosegretario alla Difesa Crosetto. «Parole inaccettabili», stigmatizza il ministro Saverio Romano. Sarcastico il capo dei deputati del Pdl Cicchitto: «Vediamo che ancora una volta Fini sta dando un buon contributo a rasserenare l’atmosfera e a portare avanti un dibattito politico normale... Fra l’altro la sua battuta sul governo Berlusconi-Scilipoti è di rara eleganza e mette in evidenza l’esistenza di una situazione istituzionale addirittura paradossale». Sconsolato Osvaldo Napoli: «Fini fa strame delle istituzioni in misura direttamente proporzionale alla percezione del suo fallimento politico».
Ma Gianfranco, a Bari, non s’è fermato qui. «Infischiamocene di quelli che dicono che siamo andati a sinistra - ha provato a convincere i suoi -. Non possiamo permettere che le battaglie importanti come quelle per la legalità e il lavoro automaticamente passino come battaglie del centrosinistra perché a destra non si fanno». Peccato che venga subito smascherato dall’onorevole Merlo del Pd: «Fini? È diventato uno tra i più scatenati antiberlusconiani. Lui nel centrosinistra? Non è un peccato né, per il momento, un reato». Chissà che salti di gioia staranno facendo i Lamorte, gli Urso, i Ronchi ma anche i Menia, i Raisi, i Tremaglia.
Per il resto Fini picchia duro su governo e maggioranza.

Sull’immigrazione, «nei momenti difficili l’Italia ha dimostrato di essere poco credibile»; sull’esecutivo «non si è ancora nominato il ministro per lo Politiche comunitarie perché è stato promesso ad almeno 50 deputati “disponibili”, pardon volevo dire “responsabili”»; sul Cavaliere, «Berlusconi non perde occasione per dimostrare l’ossessione che ha nei nostri confronti»; sulla Lega, «c’è l’Italia, ci sono il Sud e il Nord, la Padania non esiste».

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