La commedia dell’anno indigna i radical chic: "Ignora la lotta di classe"

Polemica in Francia su Intouchables: una pellicola alla Amici miei apre il dibattito "impegnato" su crisi e razzismo. Cosa che ai film d’essai non riesce più

La commedia dell’anno indigna i radical chic: "Ignora la lotta di classe"

Ma che cosa sta succedendo? Il clima è imprevedibile ma anche al cinema non ci sono più le certezze d’una volta. Altrimenti non si spiegherebbe il fatto che ora sono le commedie - il genere d’evasione per eccellenza - a dettare l’agenda dei dibattiti, delle disquisizioni dotte, delle polemiche più accese, finendo per diventare dei veri e propri fenomeni di società. Così negli stessi giorni in cui da noi I soliti idioti, con l’esplosiva coppia Biggio&Mandelli, è stato il film che, oltre a incassare più di 10 milioni di euro, ha risvegliato la critica dal solito tran tran, anche in Francia è stata una commedia politicamente scorretta, ma con buoni sentimenti, a portare in sala in un mese più di 12 milioni di persone (il quinto maggior incasso francese della storia). Riempiendo i giornali, dapprima di recensioni positive, poi di piccati distinguo. Sì perché Intouchables, diretto in tandem da Eric Toledano e Olivier Nakache, racconta la storia vera del nobile di origine corsa Philippe Pozzo di Borgo, ex patron dello champagne Pommery, paralizzato su una sedia a rotelle dal '93 - quando aveva 42 anni - in seguito ad un incidente durante un volo in parapendio e di Abdel, un algerino di colore, pregiudicato, che viene assunto come badante dal ricco signore attraverso un annuncio sul giornale. Ma «l’uomo nero», oltre ad aiutare quotidianamente «l’uomo bianco» per le questioni pratiche, diventerà un punto d’appoggio formidabile per superare sia il dolore dell’handicap che quello per la morte, avvenuta nello stesso tragico periodo, della moglie. Una strana coppia, ricchi e poveri, una vera amicizia che è diventata un libro autobiografico (Le second souffle edito da Bayard), un documentario di Mireille Dumas (per l’occasione France 2 lo rimanderà in onda martedì) e ora un film venduto in 40 Paesi. In Italia verrà distribuito a metà marzo da Medusa che già in passato ha avuto tra le mani un altro campione d’incassi d'Oltralpe, Giù al Nord, realizzandone poi un remake di successo e ora il sequel. Naturalmente anche Intouchables gioca sui luoghi comuni, qui con le differenze di ceto sociale agli antipodi ma anche sulla rappresentazione del mondo di appartenenza dell’algerino e con lo sberleffo delle regole.
Basta raccontare la prima sequenza per capire la cifra scanzonata del film: a Parigi sul lungo Senna una Maserati è lanciata a folle velocità inseguita dalla polizia. Un omone di colore è al volante (Omar Sy nel ruolo di Abdel, attore molto popolare in Francia per un programma comico su Canal Plus) accanto a un bianco distinto (François Cluzet nella parte di Philippe) che se la ride. Quando finalmente vengono fermati, Abdel s’inventa che l’amico è stato colto da un attacco cerebrale e non c’è tempo da perdere per l’ospedale. I poliziotti ci cascano perché vedono l’uomo paralizzato e si mettono a scortarli a sirene spiegate.
Così tra corse in sedia a rotelle motorizzata, spinelli, festini con prostitute e zingarate varie l’amicizia tra i due si solidifica (nella realtà fino ad oggi). Un’unione curiosa che si rispecchia anche nel pubblico che affolla i cinema con la «banliueue» e la borghesia parigina per una volta in fila insieme. Ma il successo ha fatto storcere il naso a una certa critica francese con in testa i Cahiers du Cinéma («Disgustosamente zuccheroso») e Les Inrockuptibles («Un film abbastanza ripugnante»), seguiti da Libération che, dopo una recensione positiva («Si ride, si piange, che cosa volere di più?»), l'altro giorno in prima pagina ha scoperto come in Intouchables manchino l’incomunicabilità e i conflitti tra le classi sociali, non ci sia traccia della società «a due velocità» e neanche della crisi. Insomma non siamo dalle parti di un film doc alla Ken Loach. Anzi si tratta di «una sorta di velata propaganda delle politiche sociali di Sarkozy». Mettendo così in crisi il pubblico della «gauche» che magari si è ritrovato a ridere, colpevolmente e a crepapelle, al cinema.
Il carico da novanta arriva invece dagli Stati Uniti dove Harvey Weinstein si prepara a realizzare un remake del film. Variety lo ha messo in guardia: «Deve riscrivere completamente questa commedia che mette lo spettatore a disagio».

Sotto accusa la rappresentazione, «che flirta con il razzismo dello Zio Tom», del protagonista di colore «trattato come una scimmia» in un ruolo «non lontano dai cliché dello schiavo che intrattiene il suo padrone». Francesi razzisti?

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