Sembra semplice e diretta, là per là, lidea di puntare tutte le carte sul blocco degli insediamenti e lo sgombero degli outpost: Obama ha insistito nei suoi incontri con Netanyahu e Abu Mazen rovesciando limpostazione americana. Prima lo sgombero, poi le trattative, poi semmai si riparla dellIran, del suo assedio a Israele tramite Hamas e Hezbollah. «Gli Usa chiedono di smantellare gli insediamenti», e poi «Doccia fredda di Israele sulle richieste americane» e poi «Abu Mazen si appoggia a Obama e crea un nesso fra il piano arabo e la pace israelo-palestinese». Questo sarebbe lo stato dellarte, nellopinione pubblica. Ma è vero? Solo in parte. E che cosa significa? Con la guerra degli insediamenti Obama innanzitutto vuole, prima di andare al Cairo per il suo discorso al mondo islamico del 4 giugno, dare un forte segnale che il vento è cambiato, che gli Usa pressano gli israeliani senza tanti complimenti e non ritengono indispensabile un impegno prioritario palestinese per la democrazia e contro il terrorismo. Se si ricorda cosè stato lo sgombero di Gaza sotto Ariel Sharon, luso dellesercito nellestrarre donne, bambini, vecchi, dalla Striscia; se, parlando di outpost ovvero di ciò che deve essere subito smantellato, si pensa a Amona, nel West Bank, in cui la cronista ha visto 300 feriti fatti dai soldati a cavallo in un paio dore, si capisce cosè uno sgombero. Inoltre, la memoria israeliana immediatamente collega la sofferenza dello sgombero alla sua inutilità per la pace, alla presa del potere di Hamas, il lancio dei missili su Sderot. Dunque, si capisce perché il governo di Netanyahu non sorride allidea di sgomberare ancora. Tuttavia, e di questo lEuropa non si è occupata, preferendo lo stereotipo «terribile governo israeliano di destra», ha convocato i quadri del Likud per dire che poiché la priorità assoluta è quella di salvare Israele dallIran occorre un rapporto positivo con Obama. Così, si stanno sgomberando 12 outpost in pochi giorni, si preparano la liste di altri 26 luoghi condannati, tutto il Paese discute freneticamente di nuovo del futuro degli insediamenti, alcuni rabbini proibiscono ai soldati di partecipare agli sgomberi, si preparano grandi manifestazioni di destra e di sinistra. In questa situazione il governo Netanyahu, in cui siedono i nazionalisti insieme a Ehud Barak, ministro socialista, rischia linfarto. Dunque gli «insediamenti» sembrano servire ad Obama per due scopi: mostrare il cambiamento americano; gettare sul tavolo un gioco facile, che piaccia al mondo arabo, e rimandi il gioco vero, quello atomico e terroristico di Pyongyang e Teheran, collegati inesorabilmente nella struttura atomica siriana distrutta da Israele lanno scorso.
Ma attenzione: Mubarak, pure onorato della visita, forse non apprezza, oggi, che si isoli Israele. Esso è lunico deterrente vero contro lIran egemonico che lo minaccia, e anche lArabia Saudita sembra vederla così. LIslam moderato vuole vedere una mossa americana, ma soprattutto sullIran.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.