Più di tutte le critiche di carattere giuridico alla decisione di processare a New York i terroristi islamici responsabili dellattacco alle Twin Towers, unautentica sirena dallarme suona, per chi ricorda le immagini delleroismo coperto di cenere e sangue dei vigili del fuoco, nella presa di posizione di Steve Cassidy presidente dellassociazione dei pompieri di New York: «È un terribile errore», dice e spiega che New York è sempre stata il numero uno degli obiettivi dei terroristi, e adesso sarà segnata da un ulteriore marchio. Cassidy dice che la discussione sarà infinita, con corsi, ricorsi, deduzioni e controdeduzioni, che per anni risulterà in misure di sicurezza insopportabili per i newyorkesi, e che susciterà altri terribili attacchi dopo quello che fece 2973 morti.
Di fatto la decisione garantista e allapparenza legislativamente neutrale sostituirà il leit motiv newyorkese del pianto delle famiglie delle vittime con la discussione sulla legalità dei trattamenti a Guantanamo. E contiene un messaggio tipico dellamministrazione Obama. È la desublimazione delleccellenza americana, il declino di un compito morale, per altro messo in discussione da Obama stesso ormai almeno una decina di volte quando ha accusato gli Usa di aver usurpato beni altrui e maltrattato popolazioni di culture diverse, di essere stati arroganti con lIslam: lidea di un processo civile contro gli autori di una strage di civili (che però in una guerra asimmetrica è a tutti gli effetti militare anche secondo gli assassini) è formalmente corretto, ma è una rinuncia a una delle più importanti primogeniture americane, quello della guerra mondiale al terrorismo. La scelta di rinunciare a un ruolo speciale degli Usa trasformando la guerra al terrorismo in un processo civile come succederà a New York, o politico come succede con lIran, ma anche con gli Hezbollah, o Hamas, o la Siria è un errore continuo della presidenza Obama.
Di fronte allattentato di Fort Hood Obama ha ripetuto di trovare la vicenda «incomprensibile» come se non sapesse che cè un grande estremismo islamico antiamericano, omicida. Obama ha abbandonato lidea di avere talora, come americano, indiscutibili ragioni, e di dover perseguire scopi inconciliabili con chi aggredisce il suo mondo. Questo crea pasticci indistricabili. Gli esempi sono abbondanti: lirrobustirsi a causa della incertezza americana dellIran e della Siria (che dopo aver armato fino ai denti Hezbollah e Hamas viene accreditata come interlocutore di pace) hanno portato allindebolimento dei paesi arabi moderati tradizionali alleati degli Usa come Egitto e Arabia Saudita. Gli hezbollah sono rientrati nel governo libanese, e lungi dal festeggiare levento con toni moderati, si dedicano a minacce quotidiane ferocissime contro Israele e viaggiano dallIran ai loro alleati promettendo uno scenario di guerra, e non di pace come vorrebbe Obama. Sulla scena del conflitto israelo-palestinese, il disastro è grande: dopo aver convinto Netanyahu a dichiarare la propria disponibilità alla soluzione di due Stati per due popoli, Obama non ha ottenuto niente dal mondo arabo, e le prossime elezioni imposte ai palestinesi hanno messo nei guai Abu Mazen, che minacciato da Hamas invece di avvicinarsi al tavolo delle trattative prende posizioni sempre più dure mentre minaccia il ritiro. La Turchia, intanto, che non sente più la pressione morale degli Usa si abbandona nelle braccia dellIran; lAfghanistan registra ogni giorno incertezze e insuccessi; lIrak sente che gli Usa rapidamente svaniscono allorizzonte. Per non parlare del rapporto con la Russia, che avendola avuta vinta sullo scudo polacco e ceco, si vede padrona di uno spazio strategico che include lUcraina e la Georgia. Lodierna difficoltà strategica americana sembra avere a che fare con la scarsa fiducia di Obama nella specialità, nelleccellenza americana contro ciò che è violento e ingiusto.
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