Il commento Boffo, l’ultimo campione della fede duellante

Il commento Boffo, l’ultimo campione della fede duellante

Non v’è dubbio che un giornalista onesto trovi anzitutto nella opinione pubblica il giudice più vero della sua reputazione. E tuttavia nel considerare la pubblica disputa accesasi attorno alle molto delicate questioni del direttore dell’Avvenire Boffo, verrebbe inevitabile ripensare seriamente ai duelli. Infatti già scriveva lo scrupoloso autore nel 1896 del Manuale del duellante, Jacopo Gelli, autorità, non v’è dubbio, ancora insuperata a riguardo: «Basta dare una occhiata alle statistiche del duello che da oltre vent’anni redigo, e si rivelerà che le cause presunte degli scontri sono da attribuirsi prima alle polemiche giornalistiche, poi ai diverbi, poscia alle dispute politiche». Avevamo insomma una certa tradizione a riguardo. E ancora nel 1938 due giornalisti del Corriere della Sera, Ramperti e Radius, trovarono normale lo sfidarsi per un articolo dedicato alla danzatrice Jia Ruskaja, moglie del direttore Aldo Borrelli, e giudicato troppo pieno di sottintesi. Per non dire poi del cronista di scherma sempre del Corriere. Quell’epico Cotronei, che in quegli anni trovò la maniera di sfidare a duello uno dopo l’altro i due fratelli Nadi, campioni del mondo. Salvandosene a malapena. Insomma, almeno dalla tradizione è giustificato chiedersi, con qualche serietà, se i vari offesi nella sopradetta questione non farebbero meglio a ricorrere al duello.
Ma gli spiriti miti, lodevoli nelle loro intenzioni, biasimeranno l’idea del ritorno all’assassinio cavalleresco. E per paradosso pure il Gelli considerava i duelli una pratica che tutti gli animi gentili devono avere in orrore. Inoltre verrebbe subito da eccepire che, concernendo questa disputa vescovi e cardinali, la soluzione proposta sarebbe quanto mai inopportuna. E però questa eccezione non avrebbe gran senso, o meglio lo ha soltanto per gli ignoranti. È doveroso ricordare che Santo Ignazio di Loyola sfidava a duello tutti i mori che avessero negato la divinità del Nostro Signore, e il cardinale di Tretz, durante la Fronda, si batté almeno due volte lui stesso in duello. Intanto il cardinale d’Este presiedeva un duello a Ferrara. Altri tempi certo, ma persino i vescovi di Mazara o - per competenza di procura - di Terni, avrebbero i loro bei precedenti. Infine, come obliare l’archetipo di tutti i duelli: quello di D’Artagnan al convento dei Carmelitani? Il quale a rileggerlo pare scritto apposta per i baffetti di Boffo e la curia che a lui tanto si appassiona. «“E tu Aramis?”, domandò Athos. “Io mi batto per una ragione teologica”, rispose Aramis pregando con un cenno D’Artagnan di tacere la causa del duello. Athos vide passare un sorriso sulle labbra di D’Artagnan».
Né può tacersi, sempre secondo le rare statistiche raccolte da Gelli, per il quale i duelli erano circa il doppio in Italia rispetto alla Francia, l’argomento meteorologico. Dei 3.365 duelli censiti da Gelli tra il 1879 e il 1895, ben 1.312 si erano infatti svolti d’estate. Ultima coincidenza, pignola, da rammentarsi ma anch’essa poi come i duelli molto curiosa.

E chi ancora volesse disputare magari un duello con lo scrivente, dicendo che sia questo da me ora scritto un articolo poco serio? Beh, allora sarebbe elementare replicargli: ma perché è serio o prudente che adesso la Chiesa universale sia così impegnata nella sopra ridetta disputa? «Athos vide passare un sorriso sulle labbra di D’Artagnan...».

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