Il commento Chi può andare all’Inter sentendosi quarta scelta del patron?

di Franco Ordine

Sembra un divertente paradosso ed invece è proprio così. Nel caso della scelta dell’allenatore dell’Inter ci sono due verità che hanno pari dignità e che contribuiscono a rendere sempre più confuso lo scenario. É vero quello che sostiene Moratti («ho una lista di sì, devo scegliere») ma è vero anche l’esatto contrario come traspare dalle cronache frenetiche di calciomercato (e cioè la telefonata in Argentina per Bielsa, i riflettori prima puntati su Mihajlovic, poi il viaggio-sondaggio di Branca in Portogallo per Villas Boas). A legittima giustificazione dell’Inter c’è e rimane agli atti la mossa a sorpresa di Leonardo che di fatto ha spiazzato il club esponendolo alla figuraccia di dover rincorrere, in pochi giorni, una soluzione d’emergenza mai ipotizzata prima. Poichè “battezzare“ l’allenatore, come ha dimostrato il recente arrivo di Benitez respinto come un corpo estraneo dallo spogliatoio di Appiano Gentile, non è un provvedimento banale, è giusto calibrare bene la scelta. É cosa buona e giusta preparare una lista da sottoporre al presidente Moratti, da completare con tanto di cifra per lo stipendio reclamato e la disponibilità (contrattuale) a mettersi subito al lavoro per la nuova società ma non si può certo accusare i media di dare conto quotidiano delle diverse piste battute. Se si parte da Rosario, Argentina, per sbarcare in Portogallo, non è colpa dei cronisti.
Nel frattempo è anche auspicabile da parte dell’Inter un lavoro di raffinata diplomazia per tenere in caldo i rapporti con Mihajlovic (sentito venerdì scorso e poi lasciato nel completo isolamento) cercando di guadagnare il necessario consenso dei fratelli Della Valle al trasloco di Sinisa da Firenze a Milano. É stato questo black-out misterioso a suggerire il comunicato riparatore di Mihajlovic sabato sera. Deve aver pensato: e se l’Inter, come è già successo nell’estate precedente, poi dovesse lasciarmi a piedi? La complicazione a chiudere in fretta l’affare è data dallo status dell’ex assistente di Roberto Mancini: è sotto contratto con la Fiorentina e solo un gesto elegante dei fratelli Della Valle può favorire l’intesa con l’Inter. In certi casi, come è accaduto l’anno scorso a Galliani con Cellino per liberare Allegri, bisogna chiedere il favore.
L’unico errore da evitare è quello di passare in rassegna la lista dei tanti sì ricevuti dopo aver incassato tanti, troppi no che non depongono a favore del futuro più che del blasone interista. Perchè mettersi in casa un allenatore, giunto ad Appiano solo dopo i mancati accordi con Bielsa, con Villas Boaesa e magari anche con Mihajlovic, non è certo il massimo della vita.

Qualche anno fa, proprio a Massimo Moratti, capitò un episodio del genere: aveva prenotato Zaccheroni, poi Simoni vinse a Parigi la coppa Uefa e il presidente, contro voglia, finì col confermarlo. Prima di esonerarlo la stagione successiva in capo a un paio di successi.

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