Il commento L’elogio del milit(ant)e ignoto

La scorsa settimana abbiamo pubblicato una bella intervista di Federico Casabella al capodelegazione del Pdl al Parlamento europeo, Mario Mauro, che - come avete letto - ha suscitato molto dibattito fra i nostri lettori.
Mauro - che di Straburgo e Bruxelles è stato anche vicepresidente ed è arrivato ad un passo dall’essere presidente - è eletto nel maxicollegio del Nord-Ovest, che comprende Liguria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta, un territorio chiaramente impossibile da gestire completamente. Eppure, lo apprezziamo perchè non è di quelli che prende i voti e scappa; perchè non è di quelli che sfoderano le vacanze estive in Liguria per dirsi liguri in campagna elettorale, salvo poi eclissarsi per i cinque anni successivi; perchè non è di quelli che non rivedremo fino al 2014.
Insomma, Mauro è uno di quelli che lo spirito di chi l’ha votato non l’ha tradito. Un po’ come Iva Zanicchi, un’altra che non è genovese, ma che i suoi parenti di Molassana non li dimentica e che sa dar voce, con il suo inconfondibile stile, alla pancia del popolo della libertà, anche senza la maiuscola. Iva, infatti, è stata quella che in tutte le vicende politiche di quest’estate, prima ancora che scoppiasse il caso dell’appartamento di Montecarlo, ha usato le parole più secche, durante Un giorno da pecora, la trasmissione di Radiodue: «Fini? Fuori dalle palle». Forse il termine usato dalla Zanicchi era troppo tecnico, ma non si può dire che fosse espresso in politichese.
Ecco, anche senza le coloriture di Iva, Mario Mauro è uno che il territorio e il suo essere «del popolo» non l’ha mai dimenticato. Del resto, l’ha dimostrato spesso e volentieri, anche negli anni scorsi quando, proprio su queste pagine, abbiamo ospitato una sua rubrica in cui ci raccontava quello che succedeva all’Europarlamento e che poteva avere risvolti liguri. Insomma, uno serio, uno che c’è.

E, per l’appunto, l’ha dimostrato con l’intervista al Giornale dove, fra tante cose di buonsenso, fa l’elogio del milit(ant)e ignoto, il militante del Pdl che paga sulla sua pelle il fatto di esserlo, senza chiedere nulla in cambio. E che, in mezzo a una classe dirigente (non tutta, per carità, ci sono parlamentari ed esponenti di primo piano che lavorano anche benissimo) il cui scopo principale pare essere quello di autotutelarsi (...)

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