Il commento Moschee, referendum prima di dare l’ok

Nessuno in questo Paese ha mai voluto mettere in discussione il diritto delle altre persone di professare il proprio credo, così come stabilito dalla nostra Costituzione. Senza dubbio, però, l'esigenza manifestata da buona parte della comunità islamica di avere una moschea ad essa dedicata, deve necessariamente collimare con lo stesso diritto delle istituzioni, a qualsiasi livello esse si trovino, di fare in modo che la sicurezza dei cittadini non venga compromessa e che gli stessi luoghi di culto siano autorizzati secondo il totale rispetto delle leggi urbanistiche ed igienico-sanitarie.
Un principio semplice, che spesso però è stato messo in discussione, alimentando tensioni e problemi con interi quartieri in cui le moschee o "centri culturali islamici" hanno trovato la loro ubicazione.
Un rapporto difficile che, guarda caso, molte altre volte non si è minimamente verificato con altre comunità religiose, che forse avevano ben chiaro che non è possibile imporre nulla che vada al di là delle leggi vigenti in questo Paese e che il concetto di integrazione non è quello che vede una cultura diversa dalla nostra imporsi e sostituirsi ai nostri costumi e tradizioni. Gli stessi preoccupanti episodi legati al terrorismo internazionale e alle indagini svolte su molti centri islamici, ritenuti essere luoghi dove vengono reclutati aspiranti martiri, è indice che troppo spesso il fanatismo e l'intolleranza nei confronti dell'occidente hanno di fatto reso impossibile l'instaurarsi di un rapporto sereno con la stessa comunità islamica.
Per questo è necessaria una legge nazionale che metta dei paletti rigidi e certi, validi per tutti, che preveda anche la consultazione referendaria per consentire ai cittadini di esprimere la propria opinione, perché la realizzazione di nuovi luoghi di culto, imposti dall'alto, senza che vi sia un passaggio con la popolazione residente, sarebbe vista come un'imposizione.
In questa fase, invece di anticipare il varo di questa nuova normativa, i Comuni farebbero bene ad impegnarsi affinché quei centri di preghiera già esistenti sul territorio, in maniera irregolare, vengano chiusi in tempi brevi, perché è impensabile parlare di una nuova moschea quando qua e là sul territorio ci sono luoghi di culto non autorizzati.


Questo potrebbe essere un primo passo per ridare fiducia ad interi quartieri della città, applicando quei poteri concessi ai comuni dal pacchetto sicurezza per ripristinare la sicurezza urbana e l'incolumità di tutti i cittadini.
*Assessore regionale

a Territorio e Urbanistica

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