Inutile discutere sulla legittimità del pronostico firmato da Marcello Lippi, che è il ct della Nazionale, cioè un addetto ai lavori con la medaglia sul petto: in quei panni deve rispondere alle domande dei cronisti. Andiamo perciò al sodo. E chiediamoci per quale motivo Mourinho ha preso cappello e sollevato l'ultimo polverone. Poiché José è uomo di mondo oltre che conoscitore della tecnica di comunicazione, il suo è un classico ricorso alla guerra preventiva. Ha letto troppi giudizi mielosi sul conto della Juve, ha colto gli umori dell'opinione pubblica e capito al volo il rischio che l'ennesimo successo dell'Inter può provocare, rendere tutto scontato, ripetitivo, noioso. E allora è partito all'attacco. Il pronostico di Lippi è stato un semplice pretesto: lui l'ha trasformato in una sorta di arringa per evitare che si formi la convinzione che sia la Juve la squadra destinata a vincere, attirando perciò fortuna e simpatia.
Mourinho non ha sottovalutato alcuni segnali provenienti dalle ultime settimane. Nella Supercoppa di Pechino ha giocato meglio della Lazio, avrebbe meritato un diverso epilogo quella sfida, ma è toccato a Lotito alzare il trofeo. A Pescara, in un banale trofeo Tim, il portoghese è addirittura entrato in campo per protestare. Se questo è l'andazzo, anche per dare una scossa ai suoi, ha pensato bene di impugnare lo spadone e marciare deciso contro la sagoma del ct viareggino. Dimenticando un piccolo dettaglio.
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