Negli ultimi mesi la politica dellEuropa meridionale è stata attraversata da un fenomeno: lagitazione (per lo più via internet, Facebook e simili) di trentenni dal lavoro saltuario. È un fenomeno che è arrivato a incidere sugli equilibri politici di Paesi come Grecia, Spagna e Italia. Ad Atene la principale mobilitazione anti-Papandreu non è costituita da settori del mondo del lavoro pur in diversi casi organizzati dai vari partiti comunisti o postcomunisti e non alieni da scioperi massicci, né dagli studenti largamente filogovernativi, bensì dalla generazione dei trentenni senza fissa occupazione che si portano in tanti casi dietro le mamme e le famiglie che hanno investito nella laurea dei figli e si sentono defraudate nelle loro aspettative. Così avviene anche a Barcellona e Madrid dove proprio questa tendenza sociopolitica sta facendo rovinare il già debole governo di José Zapatero. In parte un fenomeno di questo tipo si è registrato anche nelle recenti elezioni italiane, soprattutto a Milano e Napoli e nel voto sui referendum. Segmenti di società che erano scomparsi dalla scena politica, segnati da una sostanziale propensione al riflusso e allastensione, emergono e si condensano su posizioni di protesta, spesso sfuggendo per il loro carattere anomalo alle previsioni politiche più sperimentate e apparentemente più razionali.
Invece di un movimento di protesta arrogantemente speranzoso come fu il Sessantotto (con alcune innovazioni positive e tante conseguenze catastrofiche), ci si deve misurare con una tendenza cupa e quasi disperata, il cui obiettivo polemico centrale è la «corruzione» dei politici e lunica soluzione prospettata sono «le manette»: un movimento la cui visione del mondo è caratterizzata dal rancore per adulti colpevoli perché non hanno mantenuto le aspettative di un bel posto nel pubblico impiego (innanzi tutto nellinsegnamento).
Questa nuova tendenza, sommandosi alle macerie di un mondo industriale che non ha più le caratteristiche pre anni Ottanta, e a quelle di uno stato sociale basato sulla costante espansione del fisco che ormai non potrà tornare e alle residue logiche dei ruderi della guerra fredda, alimenta la destabilizzazione politica in Italia oltre che nel Sud Europa: da noi particolarmente sostenuto dalla sciagurata iniziativa di ampi settori politicizzati della magistratura.
Vi è naturalmente una qualche responsabilità politica nellaver lasciato crescere questa tendenza con poco contrasto: i governi socialisti greci e spagnoli hanno evitato una chiara battaglia culturale contro lidea del posto pubblico come soluzione dei problemi individuali. Hanno lasciato così crescere aspettative che poi inevitabilmente hanno dovuto tradire - anche a causa della crisi del 2008- determinando così risposte irrazionali. In Italia il centrodestra aveva chiarito con nettezza i suoi orientamenti ma non ha poi svolto unazione sufficiente nella società in grado di dare risposte adeguate in una logica non statalistica.
Anche la sostanzialmente positiva riforma delluniversità doveva servire per creare tra i giovani orientamenti dinamici tesi a costruire il futuro e non ad aspettare che questo gli venga consegnato ben impacchettato.
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