Il commento Satelliti militari, l’Italia in cielo con i più grandi

Sarà lanciato il 19 aprile il nuovo satellite militare italiano per telecomunicazioni Sicral 1B, realizzato da Thales Alenia Spazio. Volerà a bordo di un vettore Sea Launch, trasportato da una piattaforma marittima che sta raggiungendo la posizione di lancio, sull'equatore.
Il lancio coronerà un progetto da 350 milioni di euro, che rientra nello sforzo complessivo che il nostro Paese effettua nel campo spaziale, militare, commerciale e scientifico. A livello europeo l'Italia è al terzo posto, dopo la Francia e la Germania, è tra i principali membri dell'Esa, l'agenzia spaziale europea, e può anche vantare importanti collaborazioni con la Nasa statunitense.
I risultati finora ottenuti sono eccellenti. Ad esempio, nel caso di Sicral, una parte della «capacità» viene venduta da Telespazio a clienti militari selezionati: la Nato, Paesi europei, gli stessi Stati Uniti. Grande successo anche per i satelliti da osservazione Cosmo SkyMed, tre dei quali già in orbita, un quarto seguirà nel 2010, che scattano immagini radar dettagliatissime, per utilizzo civile, commerciale e, soprattutto, militare. Funzionano così bene che altri Paesi hanno deciso di acquistarne i «servizi» o di comprare satelliti simili, come è il caso di Corea del Sud e Turchia.
Al momento in orbita ci sono 4 satelliti militari italiani, diventeranno 6 entro la fine del 2010. E sempre nel 2010 debutterà il vettore spaziale Vega, sviluppato in ambito europeo, con leadership italiana e con Avio nel ruolo di contraente principale. Inoltre sistemi spaziali italiani volano su moltissimi satelliti scientifici, commerciali e militari internazionali, compresi quelli della costellazione Galileo per la navigazione, mentre sono italiani molti elementi della stazione spaziale internazionale in orbita intorno alla Terra.
Tutto ciò avviene, a livello industriale, attraverso una collaborazione privilegiata con la Francia, con Thales, indispensabile perché la dimensione nazionale è inadeguata per reggere la competizione internazionale. Con la Francia stiamo collaborando per lo sfruttamento militare dello spazio, con satelliti per telecomunicazione e quelli da osservazione. Parigi vorrebbe che ci impegnassimo anche nei satelliti per spionaggio elettronico e in quelli per il monitoraggio dei lanci di missili balistici. L'Italia investe nello spazio grazie all'Asi, l'Agenzia Spaziale Italiana, la quale, con la gestione del commissario Enrico Saggese, sta recuperando potere decisionale e ritorni industriali in cambio della partecipazione ai programmi europei. Altri fondi sono garantiti dal ministero dello Sviluppo economico e da quello della Difesa, che considera strategica una capacità nazionale spaziale.

E infatti da quando ha i suoi satelliti l'Italia conta molto di più. Ecco perché occorre continuare a investire: i concorrenti non mancano e la crisi economica non ferma la corsa allo spazio, specie per applicazioni militari. Pensiamo a Iran e Corea del Nord.

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